Oltre al lavoro di artista svolgi un’altra professione? 68% Si e 32% No. Come se fossimo ancora in un’era in cui l’artista sia bohemienne, possa vivere alla giornata, campare di espedienti, contare su una collettivita` di sostegno ed affitti calmierati o che gli artisti siano tutti decisamente benestanti. Non e` cosi` anzi l’aura dell’artista e` un bel po` ingombrata dagli effetti del turbo capitalismo cognitivo e creativo dei nostri giorni, come la sua fee. Una figura ufficialmente sempre piu` derubricata, sostituita dalla comunicazione dell’evento perpetuo, dall’acculturazione a impatto zero, i cui compensi vengono cancellati dai preventivi e dai premi ufficiali. Una persona presente storicamente da sempre in tutte le culture, tanto effimera quanto fondamentale, capace anche di generare comunita`, oggi e` sostituita dalle sue opere gestite da altri, quasi espulsa dal suo stato sociale, ma brandizzata in favore di incessanti gentrificazioni. Oppure e´ super present nello star system. Una similitudine grottesca con il mondo del lavoro contemporaneo, una coincidenza sistemica malefica per chi coltiva i campi della ricerca, dell’arte come relazione con il mondo, per chi sceglie di portare avanti il lavoro anche a prescindere dal mercato ma con dignita` . “L’io diventa, al medesimo tempo, datore di lavoro e lavoratore di se stesso, viene a ricoprire un doppio ruolo: quello di chi comanda e di chi obbedisce. La libera scelta diventa la manifestazione di una subordinazione” come sostiene Lea Melandri a proposito del lavoratore cognitivo. Questo e` il paradigma dell’essere sociale dell’artista oggi.
In quest’ottica foraggiamo la campagna di ricerca e crowdfunding #WHOSARTFOR, Art workers against exploitation promossa da R-set/Tools for cultural workers, Rete al Femminile e l’associazione Impasse, che ha “l’obiettivo di sostenere la ricerca sulle condizioni di lavoro nel mondo dell’arte, da una prospettiva femminile” attraverso una chiamata aperta per una pubblicazione internazionale i cui criteri di selezione dei contributi di artiste e ricercatrici diventera` un ulteriore laboratorio di pensiero. La ricerca e la pubblicazione sono volte a promuovere progetti e istituzioni, fondazioni ed imprese “che abbiano sviluppato un atteggiamento responsabile nei confronti dei lavoratori dell’arte, per quanto riguarda la loro remunerazione, e nei confronti del pubblico, per quanto riguarda la ricaduta dei benefici generati dai progetti stessi.” Chiamata di crowdfunding a cui si auspica partecipino molte delle imprese e delle fondazioni virtuose in Italia e che diventi estremamente contagiosa. Abbiamo bisogno di creare dei parametri di green economy condivisibili ed evidenti per identificare imprese e istituzioni da sostenere come protagonisti e fruitori. Abbiamo bisogno di normative per incentivare l’indipendenza economica degli artisti, per l’accesso diretto come persona fisica e non solo come associazione culturale, a fondi pubblici e privati. Abbiamo bisogno di una regolamentazione di tax shelter a cui accedere direttamente per incentivare investimenti di privati in arte, non solo per acquisire opere ma anche per sostenere progetti di ricerca e spazi indipendenti, foraggiare pubblicazioni critiche e teoriche remunerate.
Sempre da quest’ottica leggiamo i dati di cui sopra sulla professione a latere, della preziosa inchiesta “Donne Artiste e Lavoro” parte della ricerca “Donne Artiste in Italia presenza e rappresentazione”, un progetto didattico del Master in Contemporary Art Markets della Naba appena pubblicato, che comincia a riempire il vuoto in materia. I dati raccolti nel 2016/17 si riferiscono al monitoraggio della presenza delle artiste sia nelle realta` della produzione culturale che in quella commerciale setacciando quindi il mercato e le iniziative indipendenti attraverso le esperienze individuali di bilanciamento tra pratica artistica e lavoro retribuito, e del sostegno economico pubblico e privato. Un dato inquietante e` la percentuale del solo 19% per le mostre personali dedicate ad artiste donne in istituzioni di rilievo, un dato inversamente proporzionale all’importanza del consolidamento e conferma di valore che una mostra personale ricopre nel percorso e nella carriera di un’artista in generale. Altro dato di fatto il 58% delle artiste interpellate dichiara di aver riscontrato episodi di esclusione sociale e professionale nel sistema dell’arte italiano indicando lo status economico come l’esclusione piu` rilevante. Altro dato ancora che le artiste con figli possano esser viste come un problema, per l’incrinata o assente aura bohemienne, piuttosto che come una risorsa. E che solo il 13% di artiste italiane sia stato invitato ad esporre alla Biennale di Venezia, ancora un restringimento di accesso ad uno dei momenti di maggiore e significativa visibilita` internazionale. Nonostante le donne siano oggi a capo di musei e fondazioni e curino biennali e siano direttrici di gallerie la presenza delle artiste rimane marginale. Protagoniste nei dati dell’inchiesta della Naba sono assenti nelle articolate testimonianze della tavola rotonda per “Ri-stabilire nuovi valori” le donne artiste delle ultime generazioni che non hanno per cronologia attraversato la stagione del femminismo storico. Mentre nelle piazze ed ai cortei di non una di meno e` pieno d’energia favolosa anche delle adolescenti. Sempre in questi giorni un autorevole studio della rivista Science condotto sugli ultimi 40 anni e veicolato da Frieze rivela il segreto per diventare, e rimanere, un artista di successo: esporre entro i primi anni di pratica in una galleria di successo e in istituzioni importanti!
Comunque, siamo tematizzate da sempre con mostre sul femminile, mancanza di dati, convegni, pubblicazioni, studi identitari, decolonizzazioni, quote rosa ed i processi di valorizzazione delle nostre societa` sono zeppi di fattori di esclusione. Ora che le donne stanno spontaneamente ristabilendo un internazionalismo in men che non si dica, che altri stanno ancora mettendo a fuoco, con la forza tellurica di non una di meno, #imnotsurprised, #timeisupnow, #metoo, e le brigate Laura Palmer delle cagne sciolte dovremmo armarci di insana ragione e superare allegramente certe ataviche dinamiche paternaliste. Volgendo in positivo la propria autorita` ed in crisi i vizi di critica, divulgazione, selezione, produzione teorica e di consenso tipici di un canone patriarcale occidentale, in declino. Con la pratica artistica individuale e collettiva accompagnata dall’attenzione all’essere sociale dell’artista oggi in Italia, preoccupandosi di costruirne i presupposti economici green per debellare i fattori di esclusione di genere. Anche facendo rete qui e con esperienze internazionali gia` strutturate come Haben und Brauchen a Berlino e W.A.G.E. negli Stati Uniti che hanno contrattato percentuali di introiti comunali con ricadute decise da e a favore dell’arte contemporanea e messo in atto dispositivi di riferimento come il ‘generatore di compenso’ su cui tararsi.
LA LETTERA
non c’e´ judith butler senza aretha franklyn non c’e` hito steyerl senza poly stirene, non c’e` silvia federici senza adrian piper non c’e` sarah lucas senza pina bausch, non c’e`giuliana bruno senza jenny holzer non c’e` saskia sassen senza miriam makeba non c’e`…Questo sarebbe stata l’intro della mia relazione performativa per il tavolo di domani ma qualcosa mi ha trattenuto dal continuare…Mi scuso, per la stima professionale e per la sintonia femminile e artistica che ho con voi, ma non ce la faccio proprio a venire al Forum ad adempiere al ruolo di relatrice. Ho ragionato a lungo, ho dibattuto con me stessa perche` la voglia c’e`, le questioni su cui ragionare insieme anche, ma trovo inadeguato ricevere un invito ad un Forum nazionale d’arte contemporanea che ha l’appoggio del Mambo ed e` sostenuto dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna senza che siano previste le condizioni per cui questo accada come dovuto, siano inclusi gettoni di presenza, viaggio vitto e alloggio. Nel nostro caso neanche un rimborso spese e` previsto! A cosa contribuisce quindi la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e come sostengono il Mambo e l’Accademia di Belle Arti di Bologna se non le persone, tutte, che compongono il Forum? Vi invito ad includere queste domande nei ragionamenti che si faranno domani. Di cosa parliamo quando parliamo di Osservatorio Attivo sui Generi? Dove guarda questo osservatorio? Cosa ci aspettiamo quando parliamo di partecipazione degli artisti a un Forum di questo tipo? Vogliamo distinguere tra il partecipare a progetti istituzionali o d’artista? Definire le condizioni nel partecipare in luoghi istituzionalii che hanno sostegni e contributi da project spaces, spazi d’artista che si fondano su collaborazioni e scambi attivi? Cominciamo dal ruolo dell’artista nel sistema dell’arte in Italia e da come sia stato obliterato nel suo essere economico e derubricato dalle voci dei preventivi.
Perche`? Come e` stato possibile? A quale condizioni partecipiamo quindi? Siamo condannate ad esserci ad ogni costo? Ad esserci quindi mosse da…? Cominciamo dal preoccuparci di stare attente a creare le condizioni economiche per invitarci l’un l’altra, per far si che il nostro lavoro, il nostro intelletto, le nostre opere acquistino ancor piu` viabilita` critica e indipendenza nel prospettare forme di collaborazione e di fruizione. Cominciamo dal chiedere accesso direttamente come artiste ad una forma di tax shelter per ottenere fondi e finanziare direttamente progetti, coprendone tutte le voci. L’Italia non e` un paese povero, il sistema dell’arte in Italia ha molte risorse pubbliche e private che vanno messe in opera, vanno coinvolte in prospettive di investimento e non solo di acquisizione per collezioni. L’Investimento va fatto anche nel far circolare il pensiero dell’artista, la progettualita` a breve medio e lungo termine, nella didattica esperenziale, nella partecipazione dell’artista alla ricostruzione delle comunita`. Nella ridefinizione del ruolo che vogliamo avere prendiamo spunto da noi in questo Forum dell’Arte Contemporanea al Mambo di Bologna nel 2018. Un abbraccio, C.S.
(Lettera inviata, in occasione dell’invito ad avanzare proposte pratiche per migliorare lo stato della situazione dell’arte femminile in Italia, alle promotrici del tavolo dell’Osservatorio Attivo sui Generi parte del Forum di Arte Contemporanea che si e` tenuto il 10.11.18 al museo Mambo di Bologna).