Qualcosa di fresco, violento e inquietante si è abbattuto sul festival con il film messicano Te prometo anarquia di Julio Hernandez Cordon. Siamo a Città del Messico che contrariamente al nome non è una città ma un immenso agglomerato di cemento, miseria e persone. Lì si trovano Miguel e Johnny, due teenager che con i loro amici condividono una passione su tutte, lo skate. Johnny ha una ragazza, ma non disdegna il sesso con Miguel, anche se pubblicamente la loro debordante amicizia non viene esplicitata. Per tirare a campare offrono il loro sangue a un amico traffichino del giro clandestino. Lo fanno un po’ tutti nel giro e loro tirano le fila del «negocio», illecito, certo, ma è difficile vederlo come crimine autentico.

Loro procurano «vacche da mungere», del resto Miguel ha al collo una catenina con dentiera draculata che la dice lunga sulla sua attività. Poi il traffichino propone il colpo grosso, c’è bisogno di 50 donatori, il pagamento è buono e una bella fetta è per i due. Che reclutano: amici skater, a amici più loschi, conoscenti di ogni tipo, tutti allettati dal denaro facile. Solo che al momento dell’incontro con i committenti si accorgono tutti che quelli sono criminali autentici, girano armati e non hanno scrupoli. Infatti imbarcano a forza i 50 su un camion e spariscono nel nulla. I due ragazzi sono sopraffatti dalla disperazione, su quel camion c’erano tutti i loro rapporti umani che sono «desaparecidos» per ingenuità e avidità misti a necessità, come succede in Messico.

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Il regista si muove nel mondo giovanile come un complice, quella degli skaters è un nuovo spicchio di cultura, tra loro sono solidali, si scambiano informazioni e movimenti, più che un gioco e una concezione del mondo da religione laica. Poi c’è la musica, ma anche la poesia. A questo proposito è indimenticabile il giovanissimo Ashauri Lopez che interpreta la sua folgorante Balada del ahora, magnifico racconto di questa generazione. E tutto un po’ si tiene perché Hernandez Cordon ha scelto i suoi interpreti tra gli skaters, compresi i due protagonisti Diego Calva e Eduardo Eliseo Martinez e voleva in qualche modo arrivare a Ashauri che, guarda caso, è amico di Diego, quindi è stato coinvolto nel film. E bisogna dire che è figlio dei nostri tempi, digita in continuazione pensieri e altro, seguitissimo su twitter, facebook, tumblr (lì si possono trovare i suoi scritti, compresa la ballata in questione).

E i giovani hanno portato anche il loro personale contributo alla sceneggiatura, spassosissime per esempio le modalità di sniffata della colla che si ispirano ai grandi marchi. Ecco quindi la sniffata Nike, con le dita a riprodurre il logo e la frase «just do it», oppure quella Playboy con la dita che riecheggiano le orecchie da conigliette. Molti sono gli spunti curiosi nel film a partire dalla disinvolta pratica sessuale per arrivare alla non meno disinvolta maniera di arrotondare, lo skate ha momenti di spettacolo, che si alternano all’uso quotidiano come mezzo di locomozione, intorno a loro non ci sono regole, se non quelle di una città diventata giungla dove loro cercano invece di preservare rapporti umani, travolti da uragani che non sono in grado di prevedere neppure lontanamente, aldilà del loro credersi smaliziati, del loro parlare uno specifico slang, dell’ascoltare la loro musica.

Te prometo anarquia è un salutare pugno nello stomaco sferrato con garbo, ma non per questo meno poderoso e dal sapore autentico, e conferma la grande vitalità del cinema messicano, che recentemente ha anche fornito grandi talenti a Hollywood, da Iñarritu a Cuaron e DelToro.