La parata del 2 giugno con il tema scelto quest’anno, l’inclusione, considerato assai poco militaresco. L’insofferenza per qualche altro accento pacifista, come la decisione della difesa di rinunciare all’acquisto di cinque fucili per finanziare una borsa di studio. La partita che si sta giocando per la sostituzione, imminente, del capo di stato maggiore della marina. La riforma delle commissioni di avanzamento, che con criteri poco trasparenti decidono la carriera dei militari. L’opposizione alla logica del «dual use», cioè all’impiego anche per compiti civili di personale e mezzi militari. Il muro fin qui opposto ai sindacati nel mondo militare, che finalmente si sta sgretolando. E poi le tossine del caso Riccò, dopo che la ministra della difesa ha voluto un’istruttoria sul generale di brigata che a Viterbo ha lasciato la cerimonia del 25 aprile perché venivano ricordati i crimini di guerra fascisti in Etiopia. Neanche a dirlo, il generale Paolo Riccò è adesso un eroe per Matteo Salvini. Il ministro dell’interno è il punto di riferimento della campagna contro la ministra Elisabetta Trenta. Campagna che ieri è salita ancora di tono: tre generali dell’aeronautica – Leonardo Tricarico, Mario Arpino e Vincenzo Camporini – che sono stati capi di stato maggiore della forza aerea e, gli ultimi due, della difesa, hanno annunciato che diserteranno in polemica la parata della festa della Repubblica.

«Sarebbe ipocrita applaudire i nostri soldati in compagnia di soggetti che stanno contribuendo a un progressivo e, per certi versi, irreversibile indebolimento delle Forze Armate», ha detto Tricarico, per poi passare ad attaccare i 5 Stelle, ai quali la ministra Trenta fa – più o meno – riferimento: «Una componente della maggioranza sta portando avanti un atteggiamento ostile nei confronti di una delle poche istituzioni che funzionano bene in Italia». Mentre Camporini ha spiegato la sua non partecipazione con «le troppe disattenzioni del governo nei confronti dei temi della difesa, spesso snaturata con una ipocrita enfasi sul “dual use”, a partire dalla perdurante mancata presentazione del decreto missioni, dalla sostanziale paralisi delle attività amministrative per l’ammodernamento dei mezzi, da dichiarazioni di vuoto pacifismo del presidente del Consiglio e potrei continuare». E infine Arpino ha messo insieme questioni politiche «la grave indecisione di questo governo su moltissime questioni militari, come gli F35» a una faccenda più pratica: «Sarebbe ipocrita da parte mia stringere le mani di chi ha tagliato le pensioni. Non è una colpa, ma un merito avere una pensione più alta per chi ha lavorato tutta la vita». E sul taglio delle cosiddette «pensioni d’oro» Tricarico ha aggiunto: «Noi militari siamo stati trattati da malfattori». Gli altissimi gradi in pensione, infatti, sono stati penalizzati dal taglio (nell’ordine del 2%) di tutte le pensioni sopra i 100mila euro lordi l’anno. Pensioni che per i militari continuano a essere calcolate con un meccanismo più vantaggioso per la parte retributiva.

Non sarà alla parata neanche l’ex ministro della difesa La Russa, che alla ministra Trenta attribuisce la colpa di essere «peace and love» per aver voluto in prima fila i riservisti, i veterani, gli atleti olimpici e paraolimpici. Per non parlare del manifesto ufficiale dove non compaiono armi. Del resto giovedì era stata Fratelli d’Italia a dare voce alla linea salviniana, contestando Trenta in senato. Se per il ministro dell’interno «i militari non si sentono protetti» (non sfuggono gli accenti maschilisti), per La Russa «la ministra manca di rispetto ai militari». Eppure, come ha ricordato su facebook lo stesso Camporini, fu proprio La Russa a autorizzare l’impiego dei soldati nell’operazione strade sicure e nella raccolta dei rifiuti.
Salvini attribuisce un’importanza particolare alla nomina del nuovo capo di stato della marina, come dimostrano le frequenti invasioni del Viminale nel campo della guardia costiera e della marina militare. La ministra Trenta ha un suo candidato – l’ammiraglio Treu – ma non sembra in condizioni di imporsi adesso in Consiglio dei ministri. Tanto più dopo l’attacco aperto che le ha fatto il sottosegretario Tofalo, 5 Stelle, il quale aveva probabilmente immaginato di poterla sostituire alla guida del ministero. E invece ieri ha dovuto smentire di essersi dimesso.