In Italia non ha trovato fan devoti così da garantirgli decenni di ascolti come per la consorella Beautiful, ma negli Stati uniti General Hospital resta un istituzione tra le soap operas e in questi giorni viene festeggiata per i suoi 55 anni di messa in onda dal debutto televisivo avvenuto il 1 aprile del 1963. È la decana tra le soap statunitensi, falcidiate dopo la pesante crisi iniziata a metà anni novanta tanto da ridursi ad appena quattro (resistono The Young and the Restless, la più vista, e Days of Our Lives) gli appuntamenti delle telenovelas del daytime americano. «Le soap opera – spiega a Variety il produttore esecutivo di GH Frank Valentini – sono una forma artistica televisiva tipicamente americana, copiata in tutto il mondo e adattata di paese in paese. Ma rispetto alle soap canoniche, GH ha sempre mantenuto nelle trame elementi di commedia ed avventura. Di solito le soap hanno al centro saghe familiari, passioni amorose, noi abbiamo sempre raccontato storie dalle più diverse prospettive». Ma rispetto ai ’70, gli anni d’oro delle soap quando gli ascolti portavano anche dieci milioni di americani davanti al piccolo schermo e i network investivano in ricchi budget – ora la scena è drasticamente cambiata. Da un episodio al giorno per un totale di cinque a settimana, si è passati a una intensificazione della macchina produttiva che arriva a girare otto puntate nello stesso lasso di tempo. Così GH è riuscita ad abbattere i costi e a sopravvivere alla chiusura, mantenendo uno zoccolo duro di spettatori vicino ai 2 milioni e mezzo e a far incetta di nominations ai prossimi Emmy Awards: ben 26, nessuno ha fatto meglio nel 2017.