La crisi di governo potrebbe mettersi di mezzo alla svendita dell’Ansaldo Breda e Ansaldo Sts da parte di Finmeccanica. Il premier Enrico Letta ha ripetuto negli ultimi giorni che il settore del trasporto non verrà dismesso, ma intanto ieri pomeriggio al ministero dello Sviluppo economico si è tenuto un tavolo con all’ordine del giorno le sorti esclusivamente di Ansaldo Energia. Sembrava la conferma della linea del governatore della Liguria Claudio Burlando: tenere il ramo (con sede a Genova) in mani italiane, attraverso Fintecna e la Cassa depositi e prestiti, seppure facendo entrare il partner coreano Doosan, e lasciare che le altre due imprese venissero dismesse. Fonti sindacali raccontano di trattative già molto avanzate per cedere i marchi Sts e Breda (che fanno, rispettivamente, sistemi di segnalamento e vagoni per alta velocità e metropolitane) alla statunitense General Electric, con l’amministratore della Sts Sergio De Luca volato più volte a Chicago, intenzionato a premere sull’acceleratore. Invece ieri il ministro Zanonato si è impegnato a bloccare le operazioni e a rivedere la politica di svendita del settore civile di Finmeccanica. Un nuovo incontro è stato fissato per l’undici di ottobre al Mise ma intanto, spiega Antonio Masatto della Fiom, «i sindacati hanno chiesto che il prossimo cda di Ansaldo Energia blocchi la cessione ai coreani. Se nelle prossime ore il governo non si esprimerà in modo chiaro sulla cessione di Energia, i sindacati decidono fin da ora 4 ore di sciopero nelle tre società interessate alle cessioni».
Finmeccanica ha bisogno di fare cassa, dopo gli scandali delle ultime gestioni, e aveva scelto la via della svendita agli statunitensi, sacrificare l’azienda in attivo e fiore all’occhiello (cioè la Sts) e liberarsi dei debiti della Breda. «Non dicono però che il passivo è frutto delle politiche scellerate dei management – spiega Salvatore Cavallo, Rsu Fiom della Breda di Napoli – I nostri prodotti sono competitivi e hanno mercato nel mondo. Il problema è che l’Italia non ha alcun peso in un settore dove comandano le politiche di cartello di colossi come Siemens, Alstom e Bombardier». Il trasporto è un settore strategico, Francia e Germania proteggono i loro confini. I nostri governi invece non sembrano interessati: «Due settimane fa proprio la Alstom si è aggiudicata la gara del Nodo di Roma a scapito di Ansaldo STS per pochi punti di scarto, che potevano essere recuperati se l’offerta tecnica fosse risultata appena più innovativa. Si tratta di un appalto da 150 milioni di euro, che sarebbe stato linfa vitale per l’azienda e per tutto l’indotto, ormai in sofferenza» spiega Girolamo De Fazio, della Fiom di Napoli.
Secondo l’ad del colosso pubblico Alessandro Pansa l’arrivo di un partner straniero rilancerà il comparto. Non la pensano così i lavoratori. La Sts ha quattro stabilimenti in Italia (Genova, Napoli, Piossasco e Tito), per un totale di 1.500 lavoratori diretti: «Alla GE interessa il know-how, una volta acquisito quello chi ci garantirà che tra due anni le fabbriche saranno ancora in piedi? Soprattutto perché il colosso Usa ha già un impianto in Italia, a Firenze, e non sembra particolarmente interessata al nostro mercato né i prodotti italiani possono entrare nel mercato Usa, perché anche loro pongono clausole per tutelare la produzione locale». Peggiori le prospettive per la Breda, quattro stabilimenti per un totale di 2.200 lavoratori. Finmeccanica, per indorare la pillola agli acquirenti, dovrebbe chiudere Palermo e Reggi Calabria, resterebbero Pistoia e Napoli. L’impianto toscano produce vagoni per l’alta velocità, a cui la GE non è interessata, e quello partenopeo potrebbe venire ridotto della metà.