L’inchiesta sulla tragedia dell’Airbus 320 di Germanwings che si è schiantato sulle Alpi francesi causando la morte di 150 persone è concentrata sulla personalità del copilota, Andreas Lubitz. La prima scatola nera ha rivelato alcuni aspetti, che hanno portato alla conclusione della responsabilità del giovane di 28 anni, che era al lavoro malgrado fosse in malattia, due documenti trovati strappati in uno dei suoi due domicilii in Germania, una situazione che aveva dissimulato a Lufthansa.

Ma secondo uno dei tre inquirenti francesi, che collaborano con l’inchiesta tedesca a Düsseldorf, il generale di gendarmeria Jean-Pierre Michel, per il momento la personalità di Lubitz «non spiega il gesto». E’ «una pista seria» ma, aggiunge il generale, «non è la sola».

«Il lavoro degli inquirenti tedeschi è orientato verso la comprensione di ciò che è successo – ha precisato Jean-Pierre Michel – su un’eventuale premeditazione o predisposizione a questo tipo di atto».

I media hanno dato ieri grande importanza alla testimonianza di un’ex fidanzata di Lubitz, che afferma che il pilota le aveva detto che «un giorno» avrebbe «fatto qualcosa» per passare alla storia e che il suo nome «sarebbe stato conosciuto».

Sono stati trovati documenti medici che testimoniano di precedenti psichiatrici anche se per il momento non si sa ancora quali medicine prendesse. Altre informazioni fondamentali potrebbero venire dal reperimento della seconda scatola nera, per capire se si è trattato di un atto volontario, di un errore involontario oppure di un problema tecnico. Questa seconda scatola nera non è ancora stata trovata.