Si conclude la settimana più terribile che il paese abbia vissuto dall’attentato del 7 luglio 2005, quando Londra contò 56 vittime per gli attacchi suicidi nella metropolitana e per strada. Lunedì non si lavora (la cosiddetta bank holiday) e poi c’è la pausa delle scuole di una settimana. C’è una calma tesa. Mentre ancora si cerca di scendere a patti con l’orrore dell’accaduto di lunedì e le strade militarizzate che si è lasciato dietro, sono stati effettuati undici arresti: un progresso definito «immenso» dalla polizia. Molto sarebbe stato fatto per neutralizzare la rete attorno a Salman Abedi, il ventiduenne di origini libiche autore della strage all’Arena, in un’operazione culminata con l’evacuazione di Moss Side, zona a sud di Manchester.

LA PREMIER Theresa May ha annunciato ieri che il rischio di un ulteriore atto terroristico è retrocesso da «imminente» a «molto probabile», livello cui si trovava fino allo scorso martedì: il giorno dopo che Abedi uccidesse 22 persone, compresi bambini, al concerto della popstar americana Ariana Grande. La premier ha aggiunto che i soldati saranno ritirati dalle strade, ma ha comunque esortato alla vigilanza.

Abedi era noto all’antiterrorismo, era parte di un numero più ampio di subjects of interest da parte della polizia e dell’MI5. Che, secondo una fonte ripresa dall’Independent, si troverebbe simultaneamente alle prese con cinquecento investigazioni e i relativi tremila «soggetti di interesse». Solo negli ultimi due mesi, dall’attacco suicida di Khalid Masood sul Westminster Bridge che ha fatto cinque vittime lui compreso, sono stati evitati cinque attentati contro i tredici in tutto dal 2013 al marzo 2017. Di questi cinque, quattro erano a Londra e uno a Birmingham.

QUELLO DEL PONTE di fine settimana è dunque un passaggio delicato, con una lista di 1.300 eventi pubblici fra partite di calcio (la finale della FA Cup) e un open air festival di Bbc Radio 1 nella città inglese di Hull, sulla costa Est, cui sarebbero attese 25mila persone. E non aiuta il crash dell’intero sistema informatico della British Airways, che ha causato la cancellazione di tutti i voli da Heathrow e Gatwick.
Nel frattempo, la campagna elettorale è ripresa in pieno, con la clessidra che cola verso l’8 giugno, data delle elezioni. Il rinfrancante discorso sulla politica estera con cui Corbyn ha riaperto la corsa, nel rifarsi implicitamente a quell’Harold Wilson che – da premier laburista – disse no a Lyndon Johnson risparmiando il Vietnam alla gran Bretagna, ha provocato gli strali di Boris Johnson e ieri di May stessa, che ha accusato il leader laburista di fornire «scuse ai terroristi», denuncia che suona tanto disperata quanto il precipizio graduale nel quale sembra finora inoltrarsi una campagna elettorale scadente culminata in un programma elettorale peggiore.

CHE SIA STATA una settimana nefasta per i tories non lo spiega soltanto l’impressionante rimonta del Labour di queste ultime ore (con un distacco ridotto da 17 punti a 5). A due settimane scarse dalle urne, il trauma nazionale di Manchester ha rimesso dolorosamente in prospettiva le priorità della sicurezza come dell’esigenza di comunicazione con il mondo esterno, che ne è la base. Improvvisamente quei tagli profondi al budget della polizia, inflitti con inflessibilità dalla stessa May durante i cinque anni in cui è stata ministro dell’interno, pesano su un paese esposto al rischio terroristico molto di più delle fantomatiche tirannie euroburocratiche da cui la Brexit dovrebbe salvarlo stando alla retorica degli euroscettici. E una campagna impostata su una visione ristretta dell’interesse nazionale, che ha prodotto un manifesto scarabocchiato di fretta nella cui difesa la leader conservatrice non si è saputa dimostrare finora né forte, né stabile, emerge in piena luce.