Mentre il ministro della giustizia britannico, Michael Gove, in dissenso dal premier sostiene la necessità di uscire dell’Europa, paventando altrimenti «un’invasione di immigrati», la sua collega agli interni, Theresa May, fedelissima di Cameron, è invece convinta che la permanenza nell’Ue possa dare al Regno Unito più «influenza» sulla questione immigrazione, ma comunque vada il referendum del 23 giugno, il Paese dovrebbe «lasciare la Convenzione europea dei diritti umani» per tutelare la propria sicurezza nazionale in materia di immigrazione, ma non solo.

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 May sostiene che la Convenzione abbia ritardato ad esempio per anni l’estradizione del predicatore qaedista Abu Hamza. Per questo, sentenzia, «Se vogliamo riformare le leggi sui diritti umani in questo Paese non è l’Ue che dobbiamo lasciare, ma la Convenzione europea e la giurisdizione della sua Corte».

 

Dura la replica del ministro ombra laburista alla giustizia, lord Charles Falconier che ha definito queste intenzioni «spaventose» e accusa May di essere «ignorante e illiberale», pronta a sacrificare decenni di reputazione della Gran Bretagna in difesa dei diritti dell’uomo a «un miserabile calcolo» di politica interna e all’ambizione di succedere a David Cameron come leader del Partito Conservatore.