Il sindaco di Firenze? Vista la sua esperienza di amministratore farebbe meglio il presidente del consiglio, ma «farebbe bene anche il segretario». Fallita per mancanza di adepti l’idea di un fronte anti-Renzi, il segretario Pd prova a convincere con le buone l’asso-pigliatutto Pd (almeno così percepito, per ora) a non candidarsi alla leadership del partito. Guglielmo Epifani, dopo aver disinnescato tutte le mine sulla strada del congresso di autunno-inverno sfoderando il know how di negoziatore, da Porta a porta illustra la sua proposta: la leadership e la premiership non coincideranno più, quindi la norma transitoria introdotta da Bersani proprio per far partecipare Renzi alle primarie scorse resta in vigore. Nonostante questo i gazebo per l’elezione del segretario del Pd saranno aperti, «il più possibile», spiega, accogliendo le richieste di renziani, veltroniani e giovani turchi, tutti convinti che non è il momento per ammettere alla consultazione i soli iscritti del Pd. Messa così, il Pd si potrebbe avviare alla diarchia che Veltroni aveva voluto evitare da statuto: segretario e candidato premier saranno scelti dalla stessa platea di elettori, che si iscriveranno a due albi diversi ma che possono coincidere.

Il segretario, insomma, potrebbe avere un’investitura popolare simile a quella del candidato. Ma questa sarà riflessione buona per i prossimi giorni. Per ora nel cielo del Pd, che minacciava bufera, scoppia invece la pax epifaniana. Con sapienza ieri il segretario, alla prima riunione della commissione dei 19 sherpa che si occuperanno delle regole congressuali, ha avocato a sé avoca a sé la presidenza dell’organismo, sventando lo scontro fra correnti. Soddisfatti i renziani («Buona la prima», sottinteso riunione, dicono Bonafé e Marcucci), i bersaniani fanno qualche passo indietro. Quando il segretario sarà occupato in altro, il coordinamento del lavoro sarà affidato a turno da una troika cencellina (Bonacini, bersaniano dialogante, il renziano Basso e un segretario del sud).

Gli sherpa lavoreranno per un mese, fino al 17 luglio. Per ora nessuna decisione ufficiale, ma il congresso si terrà entro l’anno e il termine delle candidature scadrà a settembre. Renzi, ha ancora qualche tempo per pensare al suo futuro.Non troppo però: entro fine anno comunque dovrà far sapere se intende restare o no alla guida del comune di Firenze, che andrà al voto la prossima primavera. Il consiglio di Epifani però a Renzi è chiaro: se vuole acquisire una credibilità internazionale da premier «molto dipende dai tempi». Domani è presto, ma «da qui a un po’ di tempo può maturare questa esperienza». In sostanza lo stesso consiglio che Massimo D’Alema, dal seminario sulla forma partito di  Italianieuropei, a porte chiuse ma neanche troppo, dà al sindaco: «Il tema del congresso non può essere la ricerca di un leader futuro, in grado di vincere le elezioni nell’anno in cui verranno. Sarebbe assurdo e autolesionistico che il partito che esprime oggi il presidente del Consiglio dedicasse un intero congresso a come sostituirlo, anziché occuparsi dei problemi del paese». È insieme la (teorica) clausola di salvaguardia per il governo Letta e quella per il ’suo’ candidato leader Gianni Cuperlo, che senza Renzi in campo diventa il favorito.

«Io sono un convinto assertore della personalizzazione della leadership, che, d’altro canto, non significa affatto partito personale», ragiona D’Alema. «Il leader del centrosinistra potrebbe essere il segretario del Pd, ma potrebbe anche non esserlo. Il centrosinistra sarà inevitabilmente una coalizione. Auspico un segretario che abbia forza e si occupi della ri-costruzione del partito, impegnandosi per una leadership forte, riconosciuta per quando ce ne sarà bisogno per vincere le elezioni. Le due cose possono coincidere, ma non è obbligatorio». Resta da capire come potrà svolgersi un congresso che ricollochi il Pd in un’alleanza di centrosinistra ma anche contemporaneamente sostenendo il governo di larghe intese. Fra i sostenitori di Cuperlo, per non dire di quelli di Renzi, c’è chi giura, in privato, che non si può fare.