«Cessate le ostilità», «Fermatevi», ripetono un po’ tutti, da re Abdallah di Giordania alla Cancelliera Angela Merkel fino alle Nazioni Unite mentre l’Ue termina con le attese e  scontate frasi del «ministro degli esteri» Josep Borrell la sua riunione straordinaria segnata dal «no» dell’Ungheria, stretta alleata di Israele, a una dichiarazione che sottolinea le sofferenze di Gaza. Così il cessate il fuoco resta lontano e l’incendio avvolge di nuovo Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est e si propaga alla Cisgiordania, ieri attraversata dalle premesse di una terza Intifada che a questo punto non si può più escludere. Manifestazioni, raduni, iniziative politiche contro l’occupazione sono spesso sfociate in scontri tra giovani palestinesi che lanciavano sassi e bruciavano copertoni e i soldati israeliani che hanno sparato munizioni vere. Quei proiettili ieri hanno ucciso tre dimostranti in Cisgiordania, due ad Al Bireh e uno a Bilin, ad ovest di Ramallah. Feriti anche due militari israeliani, pare da spari.

Le pressioni sul governo israeliano ci sono ma non incidono, a cominciare da quella fatta a mezza bocca da Joe Biden due giorni fa. I bombardamenti aerei non cesseranno presto, come sperano i civili di Gaza, mentre Hamas e Jihad, nonostante i proclami dell’esercito israeliano, appaiono sempre nella condizione di sparare razzi, numerosi anche ieri, contro le città meridionali dello Stato ebraico. Il portavoce militare Hidai Zilberman ha comunicato un nuovo elenco di obiettivi che sarebbero stati colpiti e distrutti. 120 solo nelle ultime 24 di cui 10 postazioni di lancio di razzi. Zilberman ha tenuto a precisare che molti «degli attacchi sono stati condotti nel quartiere residenziale di Rimal a Gaza City dove vivono – ha aggiunto – molti leader di Hamas». E ha annunciato che durante la notte le forze armate avrebbero continuato a bersagliare la rete dei tunnel del movimento islamico, che in Israele chiamano «Metrò».

Rimal non è una base militare, è un quartiere residenziale, il più noto di Gaza city. Ed è lì che la lotta di Gaza al Covid ha subito un doppio colpo. Sabato notte era rimasto ucciso nel bombardamento su via Wahde, assieme alla moglie e a due figli, il dottor Ayman Abu al-Aouf, in prima fila nella lotta alla diffusione della pandemia. E due giorni fa bombe e missili hanno danneggiato gravemente il laboratorio centrale che raccoglieva tutte le analisi relative ai tamponi e dava al ministero della sanità aggiornamenti sulla diffusione del contagio nella Striscia. Nel laboratorio si facevano fino a 1.600 tamponi al giorno ma con l’inizio dei raid il numero è calato drasticamente. Il giorno prima che fosse colpito erano stati processati appena 174 tamponi, di cui ben 72 risultati positivi a conferma dell’alta diffusione del contagio. A Gaza ci sono al momento 4.200 malati, 710 dei quali ricoverati e 80 in condizioni gravi. I decessi sono stati 986. Le decine di migliaia di sfollati ammassati nelle scuole e in casa di amici e pareti non potranno che peggiorare la situazione. A Gaza sono arrivate appena 110 mila dosi di vaccino: gli immunizzati sono appena 38 mila su oltre due milioni di abitanti.

Covid a parte, gli ospedali sono al collasso per la massa dei feriti. Hanno bisogno di rifornimenti urgenti e certo non li hanno aiutati i colpi di mortaio sparati ieri, pare da Hamas, contro il terminale di Erez dove in quel momento stavano entrando medicine e altri materiali donati dalla Giordania. Non preoccupa solo il sistema sanitario sul punto di crollare. Pozzi d’acqua e stazioni di pompaggio al quale accedono centinaia di migliaia di persone di Gaza, sono stati danneggiati dai raid israeliani. Si è fermata anche la produzione agricola fondamentale per tante famiglie palestinesi: circa 200mila ettari di terreni coltivati sono inaccessibili a causa del pericolo di attacchi. E non si può dimenticare la libreria Samir Mansour, situata davanti all’Università islamica di Gaza city, distrutta dalle bombe. Era una delle più fornite della Striscia e migliaia di libri sono andati perduti.

Il totale dei morti palestinesi per i bombardamenti ieri sera era salito a 217 e quello dei feriti a oltre 1500. Israele però non ci crede. «Abbiamo dubbi sulla veridicità delle informazioni fornite dal ministero della sanità di Gaza, aumentano numeri delle vittime civili e minimizzano quello dei combattenti», ha commentato il tenente colonnello e portavoce militare Jonathan Conricus secondo il quale Israele avrebbe ucciso 150 militanti di Hamas. I razzi lanciati da Gaza hanno fatto altre vittime. Si tratta di due operai thailandesi colpiti in un impianto industriale della zona di Eshkol. Sono tre i lavoratori stranieri uccisi dai razzi sul totale ufficiale di 12 vittime.