Con un bilancio di “appena” 115 palestinesi feriti, 77 dei quali colpiti da proiettili, si è chiuso ieri il 30esimo venerdì della Grande Marcia del Ritorno a Gaza. Numeri drammatici ma per fortuna inferiori a quelli che molti si attendevano in una giornata che aveva visto Israele schierare intorno a Gaza decine di carri armati e mezzi blindati e rendere esplicita la sua intenzione di lanciare un’offensiva militare. Lungo le linee di demarcazione si sono ammassati15mila palestinesi per reclamare la fine del blocco israeliano di Gaza. In diversi punti gruppi di giovani hanno cercato di aprire varchi nei reticolati.

Ma la spinta delle proteste è stata inferiore rispetto al venerdì precedente anche per l’invito giunto dai movimenti islamici Hamas e Jihad a protestare pacificamente e senza esporsi agli spari dei militari. In particolare Hamas spinge per portare avanti la trattativa mediata dagli egiziani per una tregua a lungo termine con Israele. Due giorni fa, con un annuncio inedito, un dirigente del movimento islamico ha promesso lo svolgimento di una indagine contro la formazione o cellula armata che a inizio settimana ha lanciato due razzi verso Beersheba e Tel Aviv.