Il gasdotto Tap non è un’opera che deve essere soggetta alla direttiva europea Seveso III. È quanto si legge nella super perizia che il gip Cinzia Vergine della Procura di Lecce, nell’ambito dell’incidente probatorio in corso nell’inchiesta sulla realizzazione del gasdotto (che consta di altri due filoni d’indagine), ha affidato ai consulenti professori Fabrizio Bezzo, Davide Manca e Lionella Scazzosi.

Nelle 31 pagine della perizia, nella quale i periti hanno risposto ai sette quesiti posti dal gip, si legge che il Tap è da considerarsi un progetto unitario, così come stabilito dall’iter autorizzativo. Il primo quesito posto ai periti infatti, il più dirimente, riguardava se il terminale Tap e quello di Snam per la interconnessione a Mesagne (Brindisi) con la rete nazionale, dovessero essere considerati due progetti differenti o meno: secondo i «No Tap» e il sindaco di Melendugno sì, ma la valutazione dei periti è stata differente.

Nella perizia si legge infatti che «anche se la funzione delle due parti è la medesima (veicolare un vettore energetico attraverso un territorio), i due progetti hanno nella sostanza finalità diverse». Gli obiettivi delle due parti dell’opera e gli interessi di Tap e Snam, per i periti sarebbero diversi sebbene complementari, con l’obiettivo del Consorzio «di trasportare in Italia il gas naturale, secondo specifiche quantitative e qualitative predefinite, e con l’obiettivo di Snam Rete Gas, di ricevere il gas e collegarlo alla rete nazionale». Questo nonostante i periti stessi riconoscano che per i due progetti, nella sostanza con finalità diverse, presentino una funzione medesima, e che quindi ci sia «una certa coerenza e continuità».

Per quanto riguarda invece la valutazione paesaggistica, i periti hanno evidenziato qualche perplessità per gli effetti che i due progetti avrebbero sull’ambiente e il paesaggio circostante. Nella perizia si legge che «dal punto di vista della valutazione ambientale paesaggistica avrebbe dovuto essere predisposta parte dello studio con la finalità di una valutazione complessiva dell’opera fino alla connessione con la rete nazionale, con un approccio almeno di massima, oppure avrebbero dovuto essere trovate altre soluzioni per giungere allo stesso risultato tecnico».

Dal punto di vista tecnico degli studi ambientali-paesaggistici, proseguono i periti, «il primo tratto è l’opera che dà avvio agli impatti e il suo studio deve presentare – sia pure in linea di massima – gli impatti indotto, diretti, indiretti e cumulativi della globalità dell’opera».

I periti hanno inoltre rilevato che le richieste di integrazione di carattere generale allo studio per la Via, che il ministero dell’Ambiente ha rivolto a Tap nel corso del procedimento, «riguardano prevalentemente approfondimenti sulla analisi delle alternative di approdo, senza però richiedere una visione globale che consideri anche il tratto di connessione alla rete nazionale»; cosa avvenuta anche nei confronti di Snam a cui «non viene avanzata la richiesta di una valutazione complessiva cumulativa dell’opera comprensiva della parte di Tap, in quanto il progetto è elaborato successivamente, a partire dalla scelta di approdo per Tap, precedentemente fatta».

Infine, in merito al quantitativo di gas contenuto nel Prt, secondo i periti, l’hold-up risultante sarebbe di circa 58,7 tonnellate di gas (quello complessivo tra Tap e Snam 104,18), ma lo sforamento della soglia massima di 50 tonnellate previsto dalla Direttiva Seveso, non ne implicherebbe comunque l’assoggettamento in quanto «né il Prt (il terminale di consegna del gasdotto Tap) né il sito Pidi (il terminale di ricezione Snam Rete Gas) possono essere catalogati come stabilimenti».

Valutazione che trova la netta contrarietà del comitato «No Tap»: «Siamo preoccupati dai risultati di questa perizia, perché i numeri dicono che tra Tap e Snam, a Masseria del Capitano, ci sono 100 tonnellate di gas di hold-up», afferma il portavoce del Movimento, Gianluca Maggiore. «Si tratta – precisa Maggiore – di più del doppio di quello dichiarato da Tap nella prima inchiesta (poi archiviata). Tutto questo tra quattro paesi e 20 mila persone».