Non perde tempo la Snam, che ha iniziato a Sulmona, in località Case Pente, i carotaggi del terreno dove dovrà essere costruita la centrale di compressione del gas, struttura complementare al gasdotto Rete Adriatica, che si snoda per 700 km dalla Puglia all’Emilia Romagna, percorrendo l’intera fascia appenninica come continuazione sul territorio nazionale del Tap. Solo un mese fa oltre diecimila persone avevano sfilato per le strade della cittadina abruzzese per chiedere lo stop di tutte le infrastrutture legate al progetto dell’hub del gas, un sistema di opere di estrazione, trasporto e stoccaggio del gas, che trasformerebbe il nostro Paese – almeno sulla carta – in uno dei principali player dell’energia in Europa.

L’inizio delle attività di Snam è stato comunicato alcuni giorni fa al Comune di Sulmona. La sindaca Annamaria Casini ha risposto con una lettera diffidando l’azienda dallo svolgere qualsiasi tipo di lavoro, in osservanza dei ricorsi pendenti al Tar. La multinazionale dell’energia non se ne è curata e, malgrado le promesse di attenzione alla volontà dei portatori d’interesse, ha snobbato anche la ferma opposizione delle popolazioni locali, di Regione e Provincia.

Attualmente due trivelle stanno perforando in profondità il terreno di Case Pente, in quei 12 ettari alle pendici del monte Morrone, alle porte del Parco Nazionale della Majella, dove dovrebbe sorgere la centrale di compressione. È stato il governo Gentiloni a dare, il 22 dicembre scorso, il via libera alla Snam. La quale aveva poi ricevuto l’autorizzazione definitiva dal Mise il 6 marzo, due giorni dopo le elezioni, per la costruzione della centrale.

I lavori sono cominciati di lì a poco, un’accelerazione impressa probabilmente dal timore del cambiamento degli equilibri politici, soprattutto per quel primeggiare del Movimento 5 Stelle che per anni ha messo in dubbio – in maniera più o meno decisa a seconda della fase politica – le infrastrutture energetiche legate alle fonti fossili. In realtà nel contratto giallo-verde non è menzionato Rete Adriatica. La Snam comunque per un anno almeno sarà bloccata dal monitoraggio del suolo (la Piana di Sulmona infatti è una delle aree più sismiche d’Italia) e dell’aria, per rilevare quanto particolato la centrale potrebbe rilasciare in atmosfera.

I comitati che da oltre dieci anni lottano contro questa grande opera, si sono coordinati con altre vertenze ambientali nel Coordinamento No Hub del Gas – Abruzzo ed hanno fatto ricorso al Tar insieme alla Regione e al Comune di Sulmona, mentre stanno preparando un ulteriore ricorso al Presidente della Repubblica. La Regione Abruzzo, dal canto suo, ha annunciato di voler bloccare il gasdotto (il cui iter non è ancora concluso) con un ricorso basato sulla legge 168/2017 che rafforza la tutela dei diritti collettivi. E in caso di successo si potrebbe bloccare l’intera opera, compresa anche la centrale di Sulmona.

Oltre i ricorsi, restano le perplessità legate all’eccesso di offerta di gas che si va prefigurando in Europa, come palesato in un report dall’associazione MedReg Gas che riunisce 25 authority dell’energia e che considera «l’insufficiente domanda di mercato del gas, il principale problema delle infrastrutture energetiche». A cominciare dall’hub del gas di Snam.