Razionamento: è l’unico vero cardine del piano d’emergenza sull’energia presentato ieri a Bruxelles dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, con l’obiettivo ben scolpito fin nel titolo: «Risparmiare gas per un inverno sicuro». Prevede la riduzione volontaria del 15% dei consumi negli stati membri rispetto all’ultimo lustro; diventerà automaticamente obbligatoria qualora Bruxelles decida di attivare lo stato di allerta europeo oppure tre governi Ue dichiarino l’allarme nazionale.

SCOPO DICHIARATO: «Mettere da parte 25 miliardi di metri cubi di gas per trascorrere in sicurezza il prossimo inverno» sottolinea von der Leyen prima di lanciare l’avvertimento che tutti attendono ma a cui nessuno è ancora pronto: «Dobbiamo prepararci all’interruzione completa del gas russo. È uno scenario probabile che impatterebbe sull’intera Unione». Da qui le modalità e la tabella dei tempi dettate da Bruxelles.
«La Commissione prenderà in esame il consumo medio dei singoli Stati Ue dal 2017 al 2021 relativamente al periodo agosto-marzo. Su questa base verrà calcolato il 15%. Per raggiungere il target i paesi avranno tempo dal 1 agosto al 31 marzo 2023» specifica, calendario alla mano, la presidente ricordando che il suo piano arriva nel «giorno 147 della guerra di aggressione» di Putin ma che la Russia «teneva l’offerta bassa di fronte a prezzi alti anche prima di invadere l’Ucraina».
Non è bastato comunque a convincere la Spagna, primo Stato ad opporsi formalmente alla riduzione del 15%. La vicepremier e ministra per la transizione ecologica, Teresa Ribera Rodríguez, pretende un «ampio dibattito» nell’Ue visto che «non è stata mai chiesta l’opinione ai Paesi membri». Sulla stessa linea le aziende farmaceutiche (che vantano 400 siti produttivi e garantiscono il 70% dei medicinali distribuiti in Europa) oltre che le associazioni degli industriali e la filiera agroalimentare. Ciò nonostante la riduzione dei consumi rimane il metodo più «semplice, rapido e trasparente» precisa non a caso Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione con delega al Green Deal.

PER ADESSO, tuttavia, solo la Finlandia risulta già con le carte in regola sul gas: ad Helsinki da inizio 2022 ne hanno ridotto l’utilizzo esattamente nella media fissata ieri a Bruxelles. Gli altri Stati, invece, si sono limitati al calo del 5% «insufficiente» a mettere a riparo l’Europa dagli ultimatum di Gazprom, come ha ammonito la commissaria Ue all’Energia, Kadri Simson.
Nel frattempo non si spengono i timori per il Nordstream: sulla carta il gasdotto russo-tedesco dovrebbe ripartire domani (al 40% della capacità di trasporto) al termine dei lavori per la sostituzione della turbina Siemens che è stata fornita a Mosca con buona pace delle proteste di Kiev. In caso contrario, secondo il nuovo piano, Bruxelles potrebbe già imporre il contingentamento di gas in tutta l’Ue, naturalmente dopo aver consultato gli Stati membri. Nell’eventualità saranno certamente limitati i consumi industriali «ma non il gas per le famiglie» promette von der Leyen.

PROPRIO LA TURBINA della pipeline sotto al Baltico rimane al centro dei riflettori soprattutto della Germania che anche ieri ha denunciato l’uso politico del pezzo di ricambio. «Doveva essere usata a settembre, secondo noi si tratta di un pretesto» è la tesi del portavoce del ministro dell’Economia, Robert Habeck.
Il tetto al prezzo del gas? Nel piano Ue non c’è traccia, nonostante la nota esplicativa riveli che la misura è «in lavorazione» e tuttora sul tavolo della Commissione; mentre fra le indicazioni di Bruxelles spunta la raccomandazione di reintrodurre pro tempore carbone e gasolio nei mix energetici nazionali, sempre per ridurre la domanda di Gnl.

MA SERVE ANCHE ACCELERARE il meccanismo di solidarietà Ue: von der Leyen insiste con gli accordi bilaterali sulla sicurezza delle forniture attualmente vigenti «da ratificare il più rapidamente possibile da parte degli stati che non li hanno ancora firmati». Mentre a margine del piano la Commissione Ue ha finalmente dettagliato il costo dello stop al gas russo per l’Europa: da 0,9 all’1,5% del Pil. Dipende da quanto rigido sarà l’inverno.