La firma, annunciata, è stata apposta ieri: l’Eni ha firmato con il governo del Libano due contratti per l’esplorazione e la produzione di gas sottomarino nei blocchi 4 e 9, «spicchi» di mare contesi. O almeno lo è il blocco 9, di cui Israele rivendica la proprietà.

Lo ha fatto anche nei giorni scorsi per bocca del ministro della Difesa Lieberman che ha minacciato il Paese dei Cedri di un possibile conflitto proprio a partire dalla disputa sul triangolo di mare al confine tra i due paesi. Beirut, da parte sua, prosegue spedito assegnando al cane a sei zampe (già ampiamente presente nella zona, a partire dal mega bacino Zohr, giacimento offshore egiziano) il 40% dell’appalto. Alla francese Total è andato un altro 40% e il restante 20% alla russa Novatek.

Ieri l’ambasciatore italiano in Libano Marotti ha festeggiato i due contratti con un «Auguri al Libano» pubblicato su Twitter. Ora resta da vedere come reagirà Israele al possibile avvio dei lavori su quel triangolo di mare, 860 km quadrati dentro i quali si nasconde il gas. Le prime estrazioni dovrebbero cominciare all’inizio del prossimo anno, con la protezione dell’esercito libanese. Sempre che Tel Aviv non intervenga prima.