Tutti alla corte di al-Sisi. La Banca europea per gli investimenti, aziende tedesche, il governo svedese. La capitale egiziana è un via vai continuo mentre il parlamento, domenica, dava il suo primo via libera al pacchetto di emendamenti che dovrà rafforzare ulteriormente la legge anti-terrorismo.

Una legge già durissima, capace dal 2015 di criminalizzare proteste di piazza, scioperi, critiche sui social; di prevedere un binario giudiziario speciale per gli accusati di terrorismo, con maggiori poteri a servizi segreti e Procura suprema; di far sparire dietro le sbarre 60mila prigionieri politici.

Gli emendamenti allargheranno lo spazio d’azione della legge, ampliando il concetto di «sostegno e finanziamento del terrorismo», e inaspriranno le pene, fino alla condanna a morte e a multe da tre milioni di sterline egiziane (175mila euro).

Mentre il parlamento votava, ad Addis Abeba il presidente al-Sisi proponeva l’istituzione di una forza africana congiunta contro il terrorismo. Dopotutto è il suo cavallo di battaglia, quello con cui accreditarsi all’estero e ottenere l’impunità di cui necessita per mantenere l’Egitto sotto il giogo della repressione.

L’altro cavallo di battaglia è l’energia: oggi al-Sisi inaugurerà la quarta conferenza di Egypt 2020 dedicata a petrolio e gas. Fino a giovedì Il Cairo ospiterà 450 aziende da 14 paesi e 30mila partecipanti. Come spesso accade, sarà l’occasione per firmare accordi economici, riporta Agenzia Nova, nell’ambito del mega progetto egiziano di trasformarsi in un imprescindibile hub mediterraneo del gas.

Al centralissimo ruolo italiano giocato da Eni nei super bacini sottomarini di Zohr e Nour, si affianca Berlino. Ieri la tedesca Wintershall Dea (presente in Egitto dal 1974) ha firmato con il governo egiziano un accordo di esplorazione nel Delta del Nilo, nel blocco di East Damanhour. L’esplorazione, per un investimento minimo iniziale di 43 milioni di dollari, sarà condotta insieme alla Egas, l’Egyptian Natural Gas Holding Co.

Gongola il ministro del Petrolio al-Molla: come riportato dal quotidiano egiziano al-Ahram, con questa firma il numero di accordi stretti dal Cairo in ambito energetico dal 2016 sale a 61, per un valore di investimenti di almeno sei miliardi di dollari per 230 pozzi.

Poche ore prima, domenica, teatro di un altro incontro era il ministero degli Esteri egiziano. L’ospite Ann Dismore, direttrice dell’ufficio Medio Oriente e Nord Africa dell’ambasciata svedese al Cairo. Tema del vertice: incrementare la cooperazione economica tra i due paesi, già consistente (l’Egitto è il primo partner africano di Stoccolma).

A segnare la strada è il significativo ruolo rivestito da compagnie svedesi nella costruzione di New Cairo, la nuova capitale amministrativa voluta da al-Sisi (da progetto 68mila ettari a 45 chilometri dalla «vecchia», 21 quartieri residenziali e 25 aree commerciali, un aeroporto, un parco grande il doppio di Central Park).

E poi c’è l’Europa, con la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) e il suo pacchetto da 82 milioni di dollari per progetti di green economy di piccole e medie imprese egiziane; e con l’accordo congiunto di cinque punti firmato sabato dalla Banca europea per gli investimenti e dal governo egiziano per il finanziamento di progetti riguardanti trasporti, energia, acqua e rete fognaria.

Come si legge nel sito della Bei, tra gli accordi più significativi c’è quello da 120 milioni di euro per l’espansione dell’impianto di trattamento delle acque reflue di Alessandria ovest.