Il municipio Roma VIII, tra la via Appia e l’Ostiense, conta 130 mila abitanti, tanti quanto Ferrara o Salerno. Anche qui, come in tutti i municipi romani eccetto il I (centro storico) e il II (che comprende i Parioli e San Lorenzo), fino a ieri governava una maggioranza monocolore del Movimento 5 Stelle.

Ieri, però, Paolo Pace, presidente del municipio eletto a giugno e parte della valanga trainata da Virginia Raggi, si è dimesso dopo aver verificato la rottura con nove consiglieri sui quindici della sua maggioranza. La storia è emblematica della via romana al grillismo. Il personaggio era apparso da subito pittoresco e presenzialista. A pochi giorni dal suo insediamento salutò con enfasi la riapertura del Luna Park dell’Eur, solo che i cittadini gli fecero notare che quella zona non faceva parte del suo municipio. Più avanti, si spinse a denunciare un complotto di rovistatori di cassonetti per turbare il decoro. Ha esercitato controlli da molti considerati ai limiti della vessazione nei confronti di molte delle associazioni e degli spazi sociali del territorio. A Pace però era toccato di governare un territorio con una sinistra diffusa e attiva. Più volte in questi mesi, è stato incalzato da chi chiedeva partecipazione reale nella gestione del territorio, ribaltando alcune delle parole d’ordine del grillismo. Così, lui si era lasciato sfuggire: «La fase della democrazia diretta per il Movimento 5 Stelle è chiusa, adesso ci siamo noi portavoce».

L’asino è cascato sulla questione gigantesca della riqualificazione dell’area degli ex Mercati generali di via Ostiense. La nuova amministrazione aveva ereditato il progetto: gli 8 ettari dell’area sarebbero stati concessi a un consorzio di costruttori per sessant’anni, con la possibilità di costruire opere per 400 mila metri cubi. Già l’ormai ex assessore all’urbanistica Paolo Berdini aveva criticato il progetto, considerandolo una speculazione edilizia con pochi spazi pubblici e minime concessioni alle aree verdi. Dopo settimane di trattative per evitare la rottura, con l’impegno del capogruppo in Campidoglio Paolo Ferrara, le dimissioni sono arrivate. «Davanti alla continua delegittimazione, davanti alla impossibilità di ricomporre un rapporto umano e politico con l’ala dissidente, davanti ai continui tentativi di sabotare l’azione di cambiamento che stiamo portando avanti in Municipio, ho deciso come suddetto di protocollare le mia dimissioni», dice Pace.

Duro il giudizio dei consiglieri della sinistra del municipio, Amedeo Ciaccheri e l’ex presidente Andrea Catarci: «Sono stati 9 mesi di disastri sul territorio, con servizi fondamentali chiusi, associazioni e comitati minacciati nei loro spazi e nelle loro attività, manutenzione urbana ridotta, urbanistica ignorata, piccoli tentativi di clientela a cui si è rinunciato solo perché scoperti». Pace ha 20 giorni per ritirare le dimissioni. «Lui è capace di tutto, lo ha dimostrato in questi mesi – spiega uno dei grillini dissidenti, che lo ha costretto alle dimissioni – Ma i margini per rientrare sono davvero pochi».