«I due ragazzi non vivono in un contesto degradato. Quando abbiamo spiegato ai genitori cosa avevano fatto, sono come caduti dalle nuvole». Nemmeno il vicequestore Giampaolo Patruno riesce a capire perché due ragazzini di tredici anni possano aggredire un «grande» solo perché di colore, urlandogli «sporco negro bastardo», e addirittura sparandogli con una pistola identica ad un’arma vera. «Quando l’abbiamo trovata in casa di uno dei due – prosegue Patruno – i ragazzi ci hanno detto che era stato un ‘momento goliardico’, escludendo qualsiasi riconducibilità a motivi razziali o politici».

IL «MOMENTO GOLIARDICO» dei due tredicenni è durato parecchio. Ed ha sempre battuto sul tasto del colore della pelle. Nel corso delle indagini sull’aggressione al giovane gambiano Buba Ceesay, avvenuta la notte del 2 agosto scorso, gli investigatori avevano infatti puntato l’attenzione su quanto raccontato da un paio di testimoni. Secondo questi ultimi, mezz’ora prima davanti alla chiesa di Vicofaro erano passati tre ragazzi in bicicletta, urlando «negri!».

Partendo da questa traccia, Digos e Squadra mobile di Pistoia hanno continuato le loro ricerche, anche esaminando le registrazioni delle telecamere di videosorveglianza della zona. Alcuni testimoni hanno raccontato di aver sentito sparare quella sera nelle vicinanze di una palestra, la H2Sport, a un paio di chilometri dalla chiesa, e di aver visto in zona dei ragazzini in bicicletta. Nel piazzale della palestra sono stati recuperati due bossoli, e una rapida comparazione ha permesso di scoprire che i segni lasciati dal percussore erano identici a quello lasciato sul bossolo recuperato da Biba Ceesay.

A quel punto la polizia era certa di aver individuato chi aveva aggredito il giovane gambiano. Una serie di perquisizioni nelle case dei ragazzi ha permesso infine di ritrovare la pistola, una perfetta replica di una Beretta, senza il tappo rosso, e anche una robusta dotazione di proiettili a salve, circa 200 colpi. A quel punto i due tredicenni, alla presenza dei genitori, hanno ammesso le loro responsabilità ma puntualizzando, appunto, che era stato un «momento goliardico».

I DUE RAGAZZINI non sono imputabili, Comunque il fascicolo di indagine è stato trasmesso alla procura presso il Tribunale dei minori di Firenze, e nell’ipotesi di reato di minacce è rimasta confermata l’aggravante di «odio razziale». Quanto alla pistola, saranno fatti accertamenti specifici perché i modelli più recenti di scacciacani, è stato spiegato, hanno tutti i meccanismi di una pistola normale. Fra i congegni c’è anche lo scarico all’esterno dei bossoli. A breve la polizia sentirà i genitori di entrambi i ragazzi. Anche perché per acquistare una pistola del genere, sia pure finta, occorre avere almeno 18 anni.

Quando don Massimo Biancalani è stato avvertito che il caso era stato risolto, il parroco di Vicofaro, anima della comunità che ospita un gruppo di giovani migranti impegnati in attività solidali, ha osservato: «Sono stati due ragazzini, per loro ci sono tutte le attenuanti. Ma bisogna riflettere su un certo tipo di messaggio, xenofobo, razzista, che è passato coinvolgendo gli strati più popolari della società, arrivando a condizionare le coscienze dei giovanissimi». A seguire un monito: «I media e la politica devono essere più responsabili, certamente le parole usate da Salvini in questi anni sono state gravi, è stata data la stura a un cattivo sentimento, a tutti i livelli. Poi da parte mia, come prete e insegnante, mi pongo la domanda se non siamo più in grado di strutturare le coscienze delle nostre popolazioni. Se la scuola, la chiesa, le parrocchie, le famiglie riescano più a dare insegnamenti».

Intanto i «momenti goliardici» si stanno moltiplicando. A Empoli, tre diciannovenni hanno spiegato così, come «momento goliardico» le svastiche e le scritte «Hitler» e «Dux mea lux» comparse all’esterno del circolo Arci di Brusciana, fatte con uno spray su alcuni giochi pubblici e su prefabbricati. Devono rispondere di concorso in danneggiamento e propaganda dell’odio razziale.