Trasparenza sì, ma fino a un certo punto. E così quando il processo alla senatrice ribelle Adele Gambaro prende il via per davvero, con i senatori e deputati M5S riuniti a Montecitorio, l’annunciata diretta steaming salta e la resa di conti si consuma a porte chiuse. Segno evidente del nervosismo che domina la riunione, ma forse anche del fatto che il caso-Gambaro potrebbe aver scavato tra i parlamentari di Beppe Grillo un solco molto più profondo di quanto lo stesso leader non creda, tanto da non rendere impossibile per qualche ora perfino una sorpresa sull’esito finale del processo. Tanto più che la Gambaro, tutt’altro che intimidita dai toni usati contro di lei, ieri si è guardata bene dal fare un passo indietro. Di fronte ai colleghi senatori e deputati la senatrice ha letto un testo in cui si è detta sì dispiaciuta perché non voleva creare problemi al Movimento con le sue critiche verso Grillo, ma non ha chiesto scusa e ha confermato di non volersi dimettere. «Attenderò il giudizio dell’assemblea e lo accetterò rimanendo nelle mie opinioni, con la speranza che il mio gesto possa essere servito a far muovere il cambiamento verso una linea più democratica», ha poi concluso prima di lasciare la sala dove poco dopo l’ex capogruppo Vito Crimi chiede la sua espulsione. In ballo non c’è solo il futuro della senatrice dissidente, ma la linea politica data da Grillo al suo Movimento e che un eventuale vittoria della linea morbida metterebbe pesantemente in discussione.

Poco prima che il processo cominciasse, al Senato si è tenuto l’ultimo tentativo della colombe di trovare una soluzione soft al caso. In diretta streaming (questa volta sì) la maggioranza dei senatori si dice contraria all’espulsione della Gambaro anche se, sottolineano in molti, in disaccordo con le sue affermazioni. «Perché non hai parlato prima in assemblea», chiedono alla collega. «Tutti parlano dei due minuti che sono durate le mie dichiarazioni – si difende Gambaro – e nessuno parla delle reazioni che ci sono state sul blog nei miei confronti. Sono state di una violenza incredibile». Poi spiega: «Parlando con tanti di voi mi sono resa conto che il disagio era solo mio, ho chiamato Beppe ma non mi ha risposto». Lasciare il gruppo? «No, perché io lavoro molto bene con voi».

Seppure moderati, i toni sono però decisi. Al fianco della senatrice ribelle si schierano Gianni Pietro Girotto, Alberto Orellana, Maurizio Buccarella, Francesco Campanella, Michele Montevecchi e Rosetta Blundo che però chiede alla Gambaro di «scusarsi e chiedere perdono a Beppe con una telefonata». «Ovviamente per me me Adele deve rimanere nel gruppo», dice invece Alessandra Bencini, che poi chiede: «Dare un’opinione personale è illegale?». Il senatore Romani de la prende invece con i capogruppo alla Camera: «Mi chiedo se non sia peggio l’intervista di Riccardo Nuti a Repubblica, dove dice che lei (la Gambaro, ndr)si deve dimettere e chi vota contro è fuori. Io voglio le sue scuse, perché se è un mio compagno e fa parte della mia squadra queste cose non deve dirle. Io non voglio le scuse della Gambaro, ma di Nuti».

Tra quanti contestano la senatrice ci sono invece Maurizio Santangelo, Adele Serra, Viito Crimi e Nicola Morra. Ed è proprio l’ex capogruppo al Senato a spiegare la strategia scelta dai duri: «Chi pensa che dobbiamo votare a favore o contro l’espulsione non ha capito niente», dice. «Noi dobbiamo votare se affidare o meno alla rete la decisione».
E stamattina alle 9 i puri e duri del Movimento si vedranno sotto Montecitorio per «esprimere solidarietà a Grillo», come hanno spiegato nei giorni scorsi su Twitter.