Giancarlo Galan, ex «doge» e ministro, resta detenuto ad Opera. Il Tribunale del riesame ha respinto l’istanza dei suoi avvocati, che preannunciano ricorso alla Cassazione. Almeno fino ad ottobre Galan sarà in carcere, sempre sotto controllo medico.

L’inchiesta della Procura di Venezia sul «sistema Mose» (con l’intreccio fra Consorzio Venezia Nuova, politica, grandi imprese e coop, amministratori locali e “mandarini” di Stato) continua a portare a galla di tutto. Nel caso di Galan, perfino la confessione di «contributi elettorali» in nero incassati alle Regionali 2005. Reato, per altro, già prescritto. Come tutti quelli datati prima del 22 luglio 2008. Tuttavia, Galan deve sempre rispondere del restauro della villa sui Colli Euganei (400 mila euro); dell’aumento di capitale di Adria Infrastrutture pagato dall’impresa Mantovani; dello “stipendio” da un milione all’anno elargito da Giovanni Mazzacurati del Consorzio Venezia Nuova.
Poi c’è il «tesoretto» che Guardia di finanza e magistratura hanno rintracciato in Croazia.

L’intercettazione di Paolo Venuti, commercialista di fiducia di Galan, ha rivelato un conto corrente con 1,8 milioni di euro. Fra le case di Lussino e Rovigno, Galan trascorreva non solo le vacanze in compagnia del “giro” degli amici non solo di lunga data. E nell’isola di Brioni non mancava al tradizionale appuntamento estivo con imprenditori, professionisti, dirigenti e personalità di spicco della Chiesa. Nel 2010, persa la Regione a scapito del leghista Luca Zaia, Galan contava sul governo Berlusconi per non dover abdicare…