A pronunciare certe frasi in genere è qualche esponente della destra xenofoba ansioso di avere un titolo su giornali. A parlare stavolta è stato invece il ministro Paolo Gentiloni, a Londra per un vertice dei ministri degli Esteri della coalizione internazionale anti Isis alla quale partecipano anche il segretario di Stato Usa John Kerry e rappresentanti dell’Ue e dell’Onu. Ed è proprio di fronte a questa platea che il titolare della Farnesina si lascia andare al sospetto che tra le migliaia di disperati in fuga spesso proprio dalle violenze jihadiste, si possano nascondere terroristi diretti in Europa. «Ci sono rischi di infiltrazione anche notevoli di terroristi dall’immigrazione», dice Gentiloni. «Per fortuna i nostri apparati di sicurezza sono allertati e funzionano ma anche questo non ci consente di abbassare minimamente il grado di preoccupazione».
Parole che sono fuori luogo per più di un motivo. Primo perché fino a oggi non esistono prove certe che a bordo delle carrette del mare siano arrivati anche soggetti intenzionati a compiere attentati nel nostro Paese, come ha confermato il 10 gennaio scorso lo stesso ministro degli Interni Alfano facendo riferimento a un’inchiesta aperta dalla procura di Palermo proprio sul rischio infiltrazioni attraverso i viaggi dei migranti. E poi perché danno fiato alla propaganda razzista della destra. Che infatti non perde l’occasione per chiedere la fine della missione Triton e a Gentiloni di riferire in parlamento «visto che – come si affretta spiegare il leghista Massimiliano Fedriga – è venuto a galla che il governo sta importando terroristi a spese degli italiani».
Un pasticcio, al punto che appena un’ora dopo aver parlato Gentiloni è costretto a smentire se stesso: «Nessun paese democratico può avallare alcuna confusione fra fenomeni migratori e terroristici» spiega infatti il ministro, per il quale «diffondere l’idea che dietro i barconi di disperati che approdano sulle nostre coste si annidi il terrorista col kalashnikov sarebbe un errore culturale oltreché improbabile dal punto di vista tecnico».
Il danno, però, ormai è fatto. E non si tratta certo di una svista da poco. Gentiloni sa, o dovrebbe sapere infatti che nel corso dei 14 mesi in cui è durata, l’operazione Mare nostrum condotta dalla Marina militare non si è limitata a salvare dal mare 170 mila migranti, ma ha eseguito controlli sanitari e di pubblica sicurezza su ciascuno di loro direttamente a bordo delle navi, come confermato di recente in un’audizione al Senato dall’ammiragio Giuseppe De Giorgi, capo di Stato maggiore della Marina militare. Un lavoro certosino che accanto alla tutela di quanti fuggivano dalla guerra, non ha mai trascurato di tenere alta la guardia dal punto di vista della sicurezza grazie agli agenti della polizia di frontiera presenti a bordo. Caso mai proprio l’abolizione di Mare nostrum, voluta dal governo di cui Gentiloni fa parte, aumenta i rischi di possibili infiltrazioni. Che sia chiaro, sono sempre possibili visto il pericolo rappresentato dalle minaccia jihadista, ma delle quali almeno per ora non risulterebbe traccia. Indagini in questo senso sono avviate nei mesi scorsi da più di una procura. Tra queste anche quella di Palermo che – in seguito a una segnalazione dei nostri servizi segreti – sta verificando proprio la possibilità che soggetti legati all’Isis possano aver approfittato dei migranti sbarcati negli ultimi mesi per entrare di nascosto nel nostro Paese. Le indagini avrebbero portato all’acquisizione di fotografie contenute nei cellulari sequestrati ad aluni migranti e ritenute imprtanti da chi indaga, ma sarebbe ancora presto per arrivare a conclusioni certe. «Finora non è emerso nulla, ma nessuno può escludere nulla e alcune procure sono al lavoro», ha spiegato solo cinque giorni fa Alfano.
Lega e Fratelli d’Italia non hanno comunque perso tempo per cavacare le parole di Gentiloni. «Il ministro riferisca immedtamente in aula e spieghi perché ha improvvisamente sconfessato la linea tenuta fin qui dall’esecutivo secondo cui i terroristi non si nascondono tra gli immgrati clandestini», ha detto il capogruppo del Carroccio al Senato Gian Marco Centinaio. «Ma guarda un po’, quando lo diciamo noi siamo accusati sempre di essere allarmistici», ha invece ironizzato il governatore della Lombradia Roberto Maroni, mentre per Roberto Calderoli «finalmente Gentiloni si è svegliato. Adesso – ha proseguito il vicepresidente del Senato – dobbiamo imporre la creazione di una vera e propria difesa dei nostri confini». Sull’argomento è intervenuto anche Maurizio Gasparri (Forza Italia), accusando il governo di aver «colpevolmente sottovalutato che tra i tanti clandestini potessero nascondersi fondamentaslisti e predicatori dell’odio». c.l.