«Vicenda gravissima: le informazioni c’erano ma non sono state ritenute prioritarie per mancanza di sensibilità adeguata. E perciò non hanno raggiunto il questore che avrebbe potuto intervenire in modo preventivo», come farà domani, quando si celebrerà la prima messa di suffragio per Vittorio Casamonica evitando così che si possa ripetere lo show del 20 agosto scorso. «Ma non sono io che devo far rotolare teste, se necessario lo farà il ministro».

Mette subito le cose in chiaro, il prefetto di Roma Franco Gabrielli, al termine del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza convocato per rimediare il danno d’immagine internazionale di una capitale sotto scacco dei clan. «Non ci sono rilievi che possa muovere ai vertici delle forze di polizia per quanto accaduto prima», dice. E spiega che l’unico vero errore è di non aver saputo evitare il sorvolo non autorizzato della città da parte dell’elicottero che ha gettato petali di rosa sul corteo funebre: «Il tema del sorvolo è un tema molto importante ma attiene alla sicurezza nazionale e si affronta e si risolve con un’azione di intelligence e investigativa».

Una risposta indiretta al leghista Giacomo Stucchi, presidente del Copasir, che aveva subito scaricato sulla gestione capitolina dell’ordine pubblico le responsabilità della violazione dello spazio aereo cittadino. Sarà dunque Angelino Alfano, rilancia l’ex capo della protezione civile, a doverne trarre le conseguenze.

Sul territorio romano invece «c’è stato un vulnus nel processo informativo». Secondo il resoconto di Gabrielli, del vice sindaco Marco Causi e del vice questore vicario Luigi De Angelis, a non funzionare è stata la trasmissione selettiva delle informazioni dal basso verso l’alto, la capacità di riconoscere quelle più sensibili per mettere in moto un sistema di allerta adeguato e «produrre le azioni adeguate». «E sono mancati anche le sollecitazioni giuste anche dall’alto verso il basso».

25pol2f01 piccola casamonica 126
Non che i Casamonica fossero famiglia sconosciuta alle forze dell’ordine: «Negli ultimi 5 anni sono stati arrestati 117 esponenti e sequestrati milioni di beni». Ma se dalla polizia giudiziaria che ha concesso al figlio Antonio di lasciare i domiciliari per partecipare alle esequie del padre, e dal carabiniere che ha notificato l’atto, l’informazione fosse giunta al questore Nicolò D’Angelo, si sarebbero potute prendere le misure che saranno adottate domani quando nella chiesa di San Girolamo Emiliani, zona Morena, nel quartiere di residenza del defunto, verrà celebrata la prima messa di ricordo di Vittorio Casamonica. Il questore infatti, ha spiegato De Angelis, ha il potere di applicare gli «articoli 25, 26 e 27 del Tupls sulla pubblica sicurezza» per vietare ogni funzione religiosa «in luogo pubblico o fuori dei luoghi di culto» o «con modalità clamorose».

La soluzione, però, affinché «quanto avvenuto non si ripeta mia più» è già pronta: «Per due mesi verrà sperimentato un nuovo modello di selezione e trattamento notizie che poi diventerà operativo dal 1° dicembre – annuncia Causi -; un vero e proprio salto di qualità della presenza dello Stato nel territorio della Capitale, per garantire meglio il controllo». La novità sarebbe «un gruppo di raccordo permanente composto dai capi gabinetto di prefettura, questura, guardia di finanza, carabinieri, forestale e polizie locali – riferisce Gabrielli – che avrà il compito di definire e aggiornare periodicamente un ranking di informazioni prioritarie da indirizzare ai vertici del sistema. E finalmente sarà portato a termine il progetto di interconnessione delle sale operative di polizia e carabinieri». Per evitare poi che «la gente percepisca insicurezza», ci sarà «un nuovo modello di controllo del territorio per aree e non per obiettivi: ciascun corpo di polizia avrà l’esclusività del controllo di una certa zona metropolitana di Roma per un determinato periodo».

Tutti gli sforzi, dunque, saranno posti per prevenire. Perché intervenire a cose fatte è difficile, spiega ancora il prefetto di Roma. In particolar modo per i funerali-show che tanto hanno fatto «scandalo», durante i quali però l’unico reato ipotizzato sarebbe quello commesso dall’elicotterista. «Se si fosse alzato in volo un elicottero della polizia o dei carabinieri – puntualizza Gabrielli – avrebbe creato turbolenze, una condizione di pericolo per il velivolo e le persone sotto. Ma se ci fosse stato un terrorista a bordo sarebbe stato un problema. Gli ultraleggeri però possono muoversi liberamente, per non parlare dei droni. E una volta alzati in volo le possibilità di intercettarli sono pari a zero. Questi casi si risolvono solo con attività preventiva di intelligence».

In ogni caso, conclude Gabrielli, «dobbiamo fare uno sforzo per dimostrare che non abbiamo alcuna paura dell’ambiente criminale, ma non in un’ottica di legge del taglione». «Rispondiamo uniti, ma senza emotività», dice Causi. Quasi un invito ad ascoltare quei parenti di «zio Vittorio» che al settimanale Oggi hanno spiegato: «Ci chiamiamo Casamonica ma non siamo tutti uguali Siamo tanti, e come in tutte le famiglie c’è il buono e c’è il cattivo».