Si svolge in questi giorni nella città umbra il festival di fotografia Todimmagina, al cui interno si può visitare, fino al 3 ottobre, la mostra antologica dedicata all’opera di Gabriella Mercadini, Bianco, nero e rosso. Una selezione di 100 fotografie dall’archivio storico del ‘manifesto’.

Gabriella Mercadini, Isfahan, Iran

La mostra copre l’intero arco della produzione della fotografa, dal 1968 agli ultimi anni del suo appassionato lavoro sul campo, dagli inizi del movimento che sconvolse l’Italia, e il mondo, e che spinse la giovane fotografa verso la foto sociale, dopo gli inizi a carattere antropologico, al movimento delle donne, che seguì con con partecipazione dall’interno. Dai reportage in Spagna, Portogallo, Iran, Afghanistan, Stati Uniti all’affettuosa documentazione dei cambiamenti della sua città natale, Venezia, con una piccola rassegna di ritratti, registi e attori, realizzati alla Biennale cinematografica, che nel corso degli anni Gabriella Mercadini scattava con particolare empatia verso i protagonisti del nostro, e del suo immaginario. Capace di cogliere l’attimo in cui il divo deponeva la sua maschera pubblica e le rivolgeva uno sguardo autentico. Amante del cinema, ma anche dell’arte. L’arte e chi la guarda fu un suo personale cammino, arricchitosi di mostra in mostra, di Biennale in Biennale, fino a diventare un percorso parallelo al suo impegno nella foto sociale. Gabriella Mercadini ha collaborato con numerosi quotidiani e riviste italiani, ma sempre con l’attenzione rivolta a che il suo lavoro non finisse in cattive mani, per questo non aderì mai a una agenzia fotografica ma preferì il contatto diretto e il dialogo, che spesso diventava amicizia, con i suoi committenti.

In Italia, a causa del suo carattere deciso ma schivo partecipò solo a mostre collettive, ricordiamo quelle tematiche intorno al lavoro e ai suoi protagonisti, organizzate dalla Cgil in nel corso degli anni in varie città italiane, lavoratori, colti con lo stesso occhio attento che dedicava a scrittori e registi, furono un altro aspetto della ricerca in cui esprimeva il suo prendere parte. Negli anni ’90 Le mois interationale de la photographie a Parigi le dedicò una personale, attingendo dal suo ricchissimo archivio. Archivio ancora non del tutto esplorato, e che si spera venga valorizzato al più presto, testimone di quarant’anni di storia italiana visti attraverso lo sguardo di una grande fotografa ancora non sufficientemente conosciuta. Questa mostra a Todi può essere, e vuole essere, un primo passo per la sua riscoperta.