È finita la corsa di Francesco Puglisi, detto Jimmy, condannato lo scorso luglio in via definitiva per i fatti del luglio del 2001, Genova G8. Al pari di Vincenzo Pacchiana, Francesco si era reso irreperibile dopo la sentenza della Cassazione, latitante, fuggito da una condanna sproporzionata a dodici anni.

A dare la notizia dell’arresto alcuni siti web di quotidiani spagnoli nella giornata di ieri, tra cui la Vanguardia, Puglisi, riportano, è stato arrestato la sera del 4 giugno a Barcellona. La polizia spagnola, in collaborazione con quella italiana, sarebbe stata sulle sue tracce da diverso tempo e avrebbe ricostruito i suoi spostamenti attraverso diverse città spagnole. Da Barcellona, informano gli avvocati che si stanno interessando alla vicenda in Spagna, Francesco sarà trasferito a Madrid da dove dovrebbe tornare in Italia.

[do action=”citazione”]Dei 10 condannati per «devastazione e saccheggio» uno solo è ancora libero. Il 14 giugno arriva la sentenza sulle torture di Bolzaneto[/do]

A più di dieci anni di distanza dal G8 genovese la giustizia italiana sembra essersi accanita contro dieci manifestanti, mentre le violenze delle forze dell’ordine e le torture della Diaz sono rimaste sostanzialmente impunite, mentre per quelle avvenute nella caserma di Bolzaneto la sentenza definitiva arriverà il prossimo 14 giugno, ma solo per sette degli imputati su quarantaquattro, per gli altri i reati sono caduti in prescrizione. Le pene da confermare o meno vanno da un anno a poco più di tre. Ben diverso sarebbe il discorso se in Italia esistesse il reato di tortura (www.3leggi.it).

La Cassazione del luglio 2012 ha portato a cinque condanne e a cinque imputati rimandati a giudizio, per questi ultimi gli avvocati hanno ottenuto «la riponderazione» dell’attenuante di «aver agito in suggestione della folla in tumulto». Degli altri cinque, Alberto Funaro e Marina Cugnaschi condannati rispettivamente a dieci e dodici anni di carcere, si trovano in carcere, mentre Ines Morasca, condannata a sei anni e sei mesi si trova ai domiciliari, dopo aver beneficiato della sospensione della pena per avere una figlia piccola. In libertà e «irreperibile», dopo l’arresto di Puglisi, si trova solo Vincenzo Pacchiana, condannato a quindici anni di carcere.

Pene spropositate per reati contro il patrimonio, per la semplice compartecipazione psichica o, come nel caso di Puglisi, per il lancio di una molotov, qualcun altro per una vetrina rotta o un furto a un supermercato. Pene comminate grazie al Codice Rocco e al famigerato reato di «devastazione e saccheggio», detrito giuridico di fascista memoria, reato che i pm italiani sembrano particolarmente apprezzare quando si tratta di manifestazioni di piazza: garantisce il massimo della pena a fronte anche di prove incerte o di fatti che altrimenti verrebbero derubricati a reati minori.