La febbre diplomatica cresce, a pochi giorni dal referendum in Crimea sull’annessione alla Russia, domenica. Arseni Iatseniuk, primo ministro ucraino di transizione, è stato ricevuto ieri sera da Obama a Washington. Una discussione per trovare “una soluzione pacifica all’intervento militare russo in Crimea – ha detto la Casa Bianca – che rispetti la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina”. Per Washington, l’intervento russo è una “violazione del diritto internazionale”, malgrado il riferimento al Kosovo fatto da Mosca, che l’occidente rifiuta perché nel caso dell’Ucraina non esiste nessuna minaccia di pulizia etnica. Iatseniuk deve incontrare negli Usa anche i rappresentanti dell’Fmi e della Banca Mondiale, per definire il piano di intervento di due organismi internazionali in un’Ucraina sull’orlo del fallimento. L’Ucraina sarà di nuovo al centro della nuova riunione, oggi, del Consiglio di sicurezza dell’Onu a New York. Il segretario di stato John Kerry ha di nuovo avuto un contatto telefonico con Serguei Lavrov, ministro degli esteri russo. Martedi’, le due camere del Congresso Usa hanno votato un testo di condanna all’intervento russo in Crimea. Lavrov sarà venerdi’ a Londra.

Ieri è intervenuto anche il G7. Il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, ha spiegato che il G7 ha chiesto a Putin di “fermare ogni azione per l’annessione della repubblica autonoma di Crimea”: questa azione, per il G7, costituisce una violazione della Carta dell’Onu, degli impegni presi dalla Russia a Helsinki e del Memorandum di Bucarest del 2004, oltre all’accordo firmato con Kiev nel ’97. “Se la Russia agisce in questo modo decideremo altre misure, sia individualmente che collettivamente”, ha detto Barroso. Per il momento, è in atto solo la decisione di sospendere le riunioni di preparazione del G8 di Sochi, a giugno, “fino al cambiamento di orientamento” di Mosca. Kerry, giorni fa, aveva minacciato Putin di far perdere alla Russia il seggio al G8. Per il G7, il referendum in Crimea “data la mancanza di preparazione adeguata e la presenza imponente di truppe russe” è “un processo pieno di irregolarità che non avrà nessuna forza morale”. Barroso ha ricordato che l’occidente ha proposto alla Russia una “discussione diretta” sull’Ucraina, “ma sfortunatamente, finora invano”. Il presidente della Commissione ha ricordato la minaccia di sanzioni graduali: per il momento siamo a una fase preliminare, con la sola sospensione del negoziato sulla liberalizzazione dei visti e del nuovo accordo di cooperazione Ue-Russia. Poi potrebbero essere congelati i beni e sospesi i visti di alcune personalità coinvolte. Infine, ma ne siamo ancora lontani visto il livello di interessi che legano alcuni paesi europei alla Russia – la Germania per il gas, la Francia per la vendita di navi militari – potrebbero venire decise delle sanzioni economiche.

Per il momento, Barroso ha annunciato che mercoledi’ prossimo la Ue ritoccherà al rialzo l’aiuto economico stanziato per Kiev: agli 11 miliardi già approvati, si aggiungerà un altro miliardo di euro, “nel quadro dell’assistenza macro-finanziaria all’Ucraina”.

Ieri, anche François Hollande ha parlato al telefono con Putin e gli ha chiesto “di fare di tutto per evitare l’annessione della Crimea alla Russia, che sarebbe inaccettabile per la comunità internazionale”. Per Hollande “siamo ancora in tempo per evitare un’escalation inutile e pericolosa”. La Francia propone una tabella di marcia per uscire dalla crisi: riconoscimento e rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina e ritiro truppe russe dalla Crimea; elezioni presidenziali trasparenti a Kiev il 25 maggio, sotto controllo internazionale; nuova Costituzione, che garantisca il pieno rispetto delle minoranze, a cominciare dai russi.