La macchina del G7 – con presidenza francese – è partita ieri, con una prima riunione a Parigi dei ministri degli Interni, per continuare oggi congiuntamente a quella degli Esteri a Dinard in Bretagna, in preparazione del summit finale a Biarritz il 24-26 agosto. L’istituzione senza struttura, nata nel ’75 su iniziativa del presidente francese Valéry Giscard d’Estaing, è in difficoltà, «più un club di ex combattenti del vecchio mondo che quello dei lottatori del nuovo», giudica l’esperto di politica internazionale Bertrand Badie, perché ormai è il G20, che riunisce le principali economie del mondo, con Cina, India e Russia (esclusa dal G8 nel 2014 a causa dell’annessione della Crimea), ad aver conquistato centralità.

L’ultima sessione del G7, nel 2018 in Canada, si era conclusa con un fallimento clamoroso: Donald Trump, sull’aereo di ritorno negli Usa, aveva sconfessato la firma del comunicato finale. Oggi gli Usa, distratti, non hanno inviato a Dinard il segretario di stato, Mike Pompeo, ma il numero due, John Sullivan (mentre Pompeo ha ingiunto alla Francia di annullare le tasse appena decise sul fatturato di Google, Amazon, Facebook, Apple, Microsoft, società peraltro invitate a Parigi, compreso Twitter, a discutere con i ministri degli Interni sulle misure per bloccare i legami tra terrorismo e Internet).

La Gran Bretagna è impantanata nella Brexit, la Germania in transizione da Angela Merkel a una visione più a destra dei cristiano-sociali, l’intesa franco-tedesca è stata messa in difficoltà dalla richiesta della nuova leader della Cdu, Annegret Kramp-Karrenbauer, di rinunciare al seggio al Consiglio di sicurezza dell’Onu per condividerlo con la Ue, Justin Trudeau ha perso smalto in Canada, l’Italia populista si scontra con i partner europei e Matteo Salvini è arrivato a Parigi sbandierando le sue “verità” grossolane: «Non si può lasciare a organizzazioni private», come le Ong che il leghista ha nel mirino, «la gestione dell’immigrazione». Salvini fa collegamenti sbrigativi tra i «privati» e i «proventi che vengono convertiti in armi e droga», afferma che è «provato il collegamento tra immigrazione e terrorismo». Alla riunione dei ministri degli Interni erano invitati anche gli omologhi del Niger e del Burkina Faso, Mohamed Bazoum e Ousséni Compaoré, che ha la presidenza del G5 Sahel, perché la Francia intende associare l’Africa al G7 del 2019. L’occasione per Salvini di proporre di «condizionare aiuti» e accordi commerciali alla collaborazione «sul controllo di partenze e rimpatri» dei migranti.

Ieri la cena dei ministri degli Interni nel palazzo della Légion d’honneur, a cui ha partecipato anche la ministra della Giustizia, Nicole Belloubet, è stata dedicata a una discussione su come affrontare la questione dei jihadisti stranieri, cittadini dei paesi del G7, arrestati in Siria o in Iraq. Francia e Usa hanno dato risposte differenti: per Parigi vanno giudicati sul posto e poi l’eventuale rimpatrio sarà «caso per caso» (è già in corso per bambini e donne), mentre secondo gli Usa per evitare i rischi di “dispersione” di possibili terroristi ogni paese dovrebbe occuparsi dei propri cittadini e giudicarli in tribunale. Dopo l’attacco terrorista a Christchurch in Nuova Zelanda, i social network sono sotto accusa per le sequenze di violenze diffuse da Fb, a cui i ministri chiedono collaborazione. Anche se l’approccio statunitense di cooperazione con i grandi gruppi Internet ha mostrato i suoi limiti, secondo gli europei. Germania, Francia e anche Gb hanno chiesto alla Commissione Ue di proporre una legislazione che permetta il ritiro immediato di contenuti che incitano al terrorismo. In discussione anche la delinquenza ambientale, ormai la terza attività criminale più lucrativa al mondo, secondo Interpol, con un fatturato sui 200 miliardi di dollari l’anno.