Si sono presentati con in mano un «Decalogo per una società ecologica», dieci proposte per un’Italia a zero emissioni e zero veleni. Un manifesto per l’ecologia integrale firmato da 100 scienziati italiani. E hanno chiesto di portare le loro idee e le loro proposte per le vie del centro città, per dire che non credono nel «teatrino dei paesi buoni che rispettano gli accordi di Parigi sul clima e che si schierano contro il cattivo Trump». Non ci credono, hanno spiegato, «perché l’Italia per il rispetto degli accordi di Parigi sul clima non sta facendo nulla».

Volevano e vogliono dire tutto questo gli attivisti che domani manifesteranno a Bologna in occasione del G7 ambiente. Proprio per questo la risposta della questura è stata «incredibile e inaccettabile»: il corteo non potrà passar dalle vie dei t-days bolognesi, quelle che vengono pedonalizzate ogni weekend.

IL MOTIVO? Secondo il questore di Bologna, Ignazio Coccia, ci sarebbe la necessità di assicurare «la mobilità e la libertà di circolazione delle persone, nonché la fruibilità di esercizi commerciale nelle vie interessante». Insomma, di fronte ad una manifestazione nazionale di ecologisti, attivisti e associazioni, con la presenza annunciata di consiglieri comunali e regionali da tutta Italia, il questore ha scelto di privilegiare lo shopping e il passeggio per il centro. E così il corteo non potrà passare dalle vie centralissime del centro città.

«Una decisione inaccettabile che dal piano del confronto politico ci porta sul piano della ritorsione», attacca uno degli organizzatori del controvertice, l’ambientalista e ricercatore dell’Università di Bologna, Francesco Luca Basile. «In pratica – continua Basile – ci viene vietato metà percorso, in particolare la parte che attraversa il centro storico. Vogliamo portare le nostre ragioni in città in maniera pacifica e finire il corteo con una festa. Proprio per questo le ragioni del questore sono incomprensibili».

INTERPELLATO sulla questione il sindaco Virginio Merola non ha risposto. E così il ministro Gianluca Galletti si è trincerato nel no comment dopo però essersi più volte dilungato, negli scorsi giorni, in considerazioni su eventuali manifestazioni violente.

Gli organizzatori del controvertice hanno invece diffuso nel pomeriggio di ieri un appello in difesa della libertà di manifestare nel centro delle città. «Chiediamo alle forze democratiche di questo Paese di pronunciarsi a favore della libertà di manifestare in modo pacifico e colorato i contenuti e le proposte sulle politiche ambientali che sono state sviluppate all’interno del G7. Pensiamo che sia nello spirito democratico dare la possibilità ai cittadini di esprimere visioni e proposte all’interno della città, così come è stata concessa alla programmazione ufficiale e alle imprese che vi hanno preso parte. Chiediamo quindi alle autorità preposte di rimuovere le prescrizioni ingiustificate che abbiamo ricevuto sulla manifestazione di domenica 11 Giugno. Tali prescrizioni, che non contengono elementi di criticità specifici, se venissero accettate potrebbero essere estendibili a qualsiasi centro storico italiano e costituire un precedente alla limitazione della libertà di espressione delle istanze democratiche, impedendo di attraversare le vie principali del centro storico e i luoghi rappresentativi delle istituzioni politica della città. Gli stessi luoghi che come consuetudine – e come accaduto appena due settimane fa – sono stati attraversati da una manifestazione cittadina».

IL RIFERIMENTO È ALLA GRANDE manifestazione del 27 maggio scorso a favore dell’accoglienza ai migranti, un corteo che ha portato senza incidenti o disagi cinquemila persone per le vie del centro città. I numeri della manifestazione di domani, ragionavano gli organizzatori, potrebbero essere simili. E in centro città non ci sarebbe nemmeno l’inizialmente prevista cena di gala che avrebbe dovuto portare i ministri dell’ambiente del G7 a pochi passi dal percorso del corteo. Tutto il vertice si terrà lontano dal centro in un complesso difeso da millecinquecento agenti. «Non c’è nessuna esigenza di sicurezza o di viabilità che giustifica questo divieto», afferma il giurista e consigliere comunale di Coalizione Civica, Federico Martelloni. «Lo abbiamo detto e lo ripetiamo – aggiunge il parlamentare di Sinistra Italiana Giovanni Paglia – non si può limitare il dissenso».