Gli europei – Angela Merkel (arrivata in ritardo per un guasto all’aereo), Emanuel Macron, Theresa May, Giuseppe Conte, con Pedro Sanchez come invitato, oltre a Jean-Claude Juncker per la Commissione e Donald Tusk per il Consiglio – rischiano di trovarsi messi all’angolo al 13esimo G20 a Buenos Aires, accaparrato dalle tensioni commerciali Usa-Cina. Il G20, nato per rispondere alla crisi del 2008 e che riunisce l’85% del pil mondiale, corre il rischio di concludersi senza comunicato finale (a causa di Donald Trump, come è successo di recente per il summit dell’Ocse e per quello dell’Apec) o con una situazione simile a quella del giugno scorso al G7, con un comunicato finale che ha perso la firma degli Usa poche ore dopo la conclusione a causa di un tweet di Trump. “Attorno al tavolo del G20, i dubbi ci sono, le forme di aggressività ritornano, le fratture riappaiono”, ha riassunto Macron.

Per organizzare una controffensiva, i paesi Ue presenti si sono riuniti ieri mattina a Buenos Aires, nella speranza di creare un fronte di “paesi volontari”. A cominciare dal clima, a pochi giorni dall’apertura della Cop24 a Katowice in Polonia, anche se su questo fronte il blocco Usa sta facendo degli adepti (il Brasile di Jair Bolsonaro seguirà Washington): è stato concluso un accordo con la Cina, sul rispetto della lotta al cambiamento climatico e degli accordi della Cop21. Sul multilateralismo, i paesi Ue hanno speranze di convincere altri partner, come India, Australia, Canada, Sudafrica, Corea, per una riforma profonda della Wto (Organizzazione mondiale del commercio). Il nuovo presidente del Messico, Lopez Obrador, ha già dato il suo assenso. La questione dei diritti umani sarà pressoché ignorata.

L’annullamento del bilaterale Trump-Putin, lascia gli europei preoccupati per la situazione in Ucraina. Già la Ue è molto prudente. “Trasmetteremo le domande di Kiev a Putin” è il solo impegno preso dagli europei, anche se Merkel ha giudicato “inaccettabile” il blocco del mare d’Azov. Theresa May è la più bellicosa con Putin, perché aspetta ancora chiarimenti sull’avvelenamento dell’ex ufficiale russo, Serguei Skripal. Ma May ha difficoltà anche con Trump, che ha criticato senza mezzi termini il soft Brexit che i Comuni dovranno votare l’11 dicembre, escludendo un ampio accordo commerciale con Londra. Il bilaterale Trump-Macron è stato ridimensionato a un breve incontro informale, le relazioni si sono raffreddate dopo le celebrazioni della fine della Prima Guerra Mondiale a Parigi, l’11 novembre scorso e il malefico tweet del presidente Usa contro il presidente francese. Merkel invece smussa gli angoli e irrita i partner Ue, perché Trump sta minacciando di imporre forti dazi sulle auto tedesche, che la Germania vuole evitare ad ogni costo (anche promettendo investimenti negli Usa). Nell’incontro tra Macron e il presidente argentino Macri, il dialogo si è concentrato sul negoziato Ue-Mercosur, che dura da vent’anni. In un brevissimo incontro informale di qualche minuto con il saudita Mohamed Ben Salman, Macron ha presentato le richieste europee, dopo l’assassinio del giornalista Khasshogi: associare esperti internazionali all’inchiesta e impegno per una soluzione politica alla guerra in Yemen (hanno anche parlato del prezzo del petrolio). Macron ha anche visto Shinzo Abe, con cui ha discusso dell’alleanza Renault-Nissan, messa in crisi dopo l’arresto in Giappone del presidente del gruppo, Carlos Ghosn, accusato di frode fiscale.