«Non volevo parlare della crisi in maniera cronachistica, ma fotografare la depressione di un uomo che si trova improvvisamente disoccupato». Carlo Benso, regista di Fuorigioco, racconta una storia personale ma che allo stesso tempo tocca un tema oggi molto vivo in Italia e non solo. Il problema del lavoro incarna lo spirito del tempo – il pensiero va a Vincent Lindon e al suo premio a Cannes come miglior attore per La Loi du marché di Stephane Brizè – ed è declinato in Fuorigioco nel dramma di un uomo over 50 che insieme al lavoro perde il suo posto nel mondo. «Il film è il punto di partenza per un momento di dibattito», commenta infatti Walter Deitinger di ATDAL (Associazione nazionale per la tutela dei lavoratori over 40), «associazione – spiega – nata nel 2002 a Milano e che parte dalla stessa domanda da cui ha avvio il film: se si toglie ad una persona di questa età il suo posto di lavoro, che cosa gli rimane?». «L’ex manager che l’ha fondata – continua Deitinger – ribalta il paradigma del film: invece che perdere se stesso ha scoperto che l’unione fa la forza».

Il caso di Gregorio, il protagonista di Fuorigioco interpretato da Toni Garrani, è diverso. «Volevo che la sua storia fosse una metafora – spiega il regista – un monologo interiore in cui gli altri personaggi appaiono ma poi si perdono; una sorta di citazione di ’Le metamorfosi’ di Kafka in cui Gregorio dopo aver perso il lavoro si sveglia e non si riconosce più guardandosi allo specchio».

Prodotto con soli 30 mila euro dalla indipendente Rio Film, e distribuito dalla Stemo Production, Fuorigioco uscirà il 3 giugno a Roma, Avellino e Pesaro, «nella speranza – spiega il distributore Claudio Bucci – di farlo durare il più possibile e che ci sia un passaparola. Perché si tratta di importanti tematiche sociali che però in Italia non fanno box office».