La guerra in corso continua a stupirci per l’ampiezza dei sentimenti nazionalisti e discriminatori che sta evocando su entrambi i fronti e, poi, all’interno degli schieramenti stessi. È stata diffusa la notizia secondo cui il cineasta Sergei Loznitsa è stato espulso dall’Ukrainian Film Academy (Uaf), l’associazione dei professionisti del cinema ucraino che, tra le varie attività, ogni anno premia le pellicole migliori con la statuetta del Golden Dzyga. Quel riconoscimento Loznitsa l’ha ottenuto nel 2019 con il suo Donbass, un lavoro incentrato sul conflitto nell’auto-proclamata repubblica del sud-est dell’Ucraina.

C’È CHI, da noi, l’aveva definito un film di propaganda per quanto era evidentemente schierato contro i «barbari» filorussi, mostrandone l’abiezione e le atrocità. A conferma delle posizioni di Loznitsa, appena dopo l’invasione russa dello scorso 24 febbraio, il regista ha lasciato polemicamente l’European Film Academy per non aver condannato abbastanza duramente i responsabili dell’attacco.
Nei giorni scorsi il cineasta è stato a Parigi, al festival Cinéma du Réel, per presentare il suo ultimo lavoro Mr. Landsbergis, un monumentale documentario di quattro ore incentrato sulla sanguinosa indipendenza che la Lituania riuscì ad ottenere nel gennaio del 1991 dall’Unione Sovietica anche grazie a Vytautas Landsbergis appunto, primo leader del parlamento lituano. In quest’occasione, il regista ha rilasciato appena una settimana fa un’intervista alla stazione radiofonica francese Rfi, durante la quale ha parlato così di un suo possibile film sul conflitto in corso: «Spero, soprattutto, che i leader russi verranno giudicati. E allora farò un film intitolato Il processo di Kiev».

TUTTO QUESTO, evidentemente, non basta all’Ukrainian Film Academy. Il documento che giustifica l’espulsione recita così: «Il regista Sergei Loznitsa ha più volte sottolineato di considerarsi un cosmopolita, “un uomo di mondo”. Tuttavia, ora che l’Ucraina sta lottando per difendere la propria indipendenza, il concetto chiave nella retorica di ogni ucraino dovrebbe essere la sua identità nazionale. Non ci possono essere compromessi o mezzi toni qui. L’Accademia del cinema ucraino ha già invitato la comunità cinematografica mondiale a boicottare il cinema russo. Chiediamo costantemente al mondo intero di distinguere tra le culture ucraine e russe e di non identificarle. Tutti i membri dell’Accademia devono condividere questa posizione e chiamare le cose con il loro nome, mostrando chiarezza e fermezza nelle loro convinzioni».

CIÒ CHE VIENE rimproverato al regista è di essersi schierato contro il boicottaggio dei cineasti russi in alcune recenti interviste, tra cui quella citata su Rfi, dove aveva affermato che «non si giudicano le persone in base al loro passaporto». Inoltre, nel comunicato Loznitsa viene attaccato per la partecipazione al festival UniverCiné di Nantes dove il programma «Da Leopoli agli Urali» tiene insieme cineasti russi e ucraini che si sono schierati contro la guerra. Scelte evidentemente non sostenibili dall’Uaf e dai molti utenti Facebook che, sul profilo dell’associazione, plaudono alla decisione.