Nella confusione di notizie provenienti dai negoziati del Cairo su accordi per Gaza ormai fatti e poco dopo smentiti e descritti come irragiungibili, ieri è spuntato fuori un editoriale di Uri Arad su Ynet di condanna della “Direttiva Annibale”, la spietata misura militare israeliana che impone alle forze armate di fare il possibile, ossia sparare su tutto e tutti, pur di evitare la cattura di un soldato da parte del nemico, anche a costo di ucciderlo. Arad è molto duro, parla di fascismo in Israele e punta l’indice contro Netanyahu e la destra estrema che domina il governo. Arad si è riferito al tenente Hadar Goldin, che si credeva catturato a Rafah da combattenti di Hamas e che invece era già morto quando è scattata la “Direttiva Annibale”. Ti aspetti qualche parola sui 150 (e oltre) cittadini di Rafah morti nel più brutale dei bombardamenti compiuti il mese scorso su un centro abitato di Gaza. E invece nulla. Come se uomini, donne e bambini, civili innocenti, non fossero caduti sotto le cannonate indirizzate contro Rafah Est nel rispetto di una procedura spietata, probabilmente ordinata quando già si sapeva della morte di Goldin.

 

Di quanto è accaduto a Rafah e di molti capitoli insanguinati dell’operazione “Margine Protettivo” si occuperà la Commissione d’inchiesta annunciata lunedì dal Consiglio dell’Onu per i Diritti Umani. L’incarico è quello di accertare i crimini di guerra commessi da Israele e dall’ala militare di Hamas. É difficile, di fatto impossibile, che la commissione riesca a svolgere la sua missione senza limitazioni. Il movimento islamico ha già dato il benvenuto alla missione, Tel Aviv invece quasi certamente boicotterà l’inchiesta. E da più parti arrivano al governo Netanyahu sollecitazioni ad avviare una indagine ufficiale israeliana allo scopo delegittimare le attività della Commissione dell’Onu. Lo stesso accadde quando fu annunciata la missione della Commissione guidata dal giudice sudafricano Goldstone dopo l’operazione israeliana “Piombo fuso” (dicembre 2008-gennaio 2009). Israele si rifiutò di collaborare e impedì alla commissione di recarsi nelle cittadine intorno a Gaza. Goldostone e i suoi investigatori furono in grado di porre domande solo ai palestinesi e a cittadini stranieri. Ed è probabile che questo scenario si ripeta anche oggi, cinque anni dopo. In ogni caso il fuoco di sbarramento israeliano è già iniziato con forti attacchi rivolti al presidente della Commissione d’inchiesta, William Schabas, docente di diritto internazionale a Londra. Schabas, descritto come “ostile Israele”, ieri è dovuto intervenire, anche attraverso i media israeliani per negare le accuse ricevute, in particolare quella di essere apertamente schierato dalla parte palestinese. Forme di pressioni alle quali non riuscì a sottrarsi cinque anni fa neppure il giudice Goldstone, che qualche tempo dopo aver presentato il suo rapporto fece una parziale retromarcia.

 

Della commissione d’inchiesta a Gaza non farà parte l’avvocatessa britannico-libanese Amal Alamuddin, esperta di diritti umani indicata due giorni fa dal presidente Consiglio Onu per i diritti umani e ambasciatore del Gabon Baudelaire Ndong Ella. Alamuddin, di origine drusa, ha comunicato che non era disponibile a causa di “precedenti impegni professionali”. Sulla decisione, sospetta qualcuno, potrebbe avere influito anche il giudizio del famoso fidanzato dell’avvocatessa Alamuddin, l’attore George Clooney. Quest’ultimo avrebbe visto nell’incarico assegnato a Alamuddin conseguenze dannose per la sua carriera. Hollywood, si sa, non è un ambiente che manifesta particolare sostegno ai diritti dei palestinesi e George non vuole affrontare boicottaggi. Vero o falso che siano queste voci, le Nazioni Unite hanno annunciato che la Commissione è ora operativa. Il presidente del Consiglio per i diritti umani deciderà su come procedere e sul miglior modo disostenere e rafforzare l’inchiesta.

 

Intanto ieri sera profonde distanze rimanevano tra le posizioni di Israele e quelle di Hamas alle trattative indirette in corso al Cairo. Non ci sono stati progressi e ieri è stato cancellato il Gabinetto di sicurezza convocato a Gerusalemme dal premier Benyamin Netanyahu. La tregua umanitaria scade stanotte alle 24 e la prospettiva più realistica resta la ripresa degli scontri armati e dell’offensiva “Margine Protettivo”, in una forma persino più devastate di quella vista a luglio che ha provocato quasi 2000 morti palestinesi. Il portavoce di Hamas, Musa Abu Marzouq ha avvertito che la tregua in corso è l’ultima. «Siamo davanti a una trattativa difficile», ha spiegato Abu Marzouq, «la prima tregua è finita senza un risultato accettabile. Questa è la seconda e ultima tregua. La nostra delegazione intende raggiungere ciò che il popolo palestinese vuole ci chiede».