Da brand di consensi a nido di vipere. Il movimento 5 Stelle a Palermo sta toccando il fondo. Il fuoco amico non dà tregua a Ugo Forello, il candidato sindaco che appare sempre più debole, a appena un mese dalle comunali. L’ultima stilettata arriva da un audio-video che sta facendo il giro del web e dei social network. La registrazione risale al luglio dell’anno scorso, prima che i grillini votassero il loro candidato alle comunarie. Trenta minuti di colloquio tra Andrea Cottone, ex socio di Addiopizzo e ora componente dello staff del M5S alla Camera, i deputati Riccardo Nuti, Giulia Di Vita, Claudia Mannino, Chiara Di Benedetto e Loredana Lupo.

Gli onorevoli chiedono al giornalista notizie su Forello, che la maggioranza del meet-up voleva candidare a sindaco senza fare le comunarie. Il colloquio si incentra su Addiopizzo, il movimento antiracket di cui Forello è stato tra i cofondatori. Cottone racconta delle dinamiche interne all’associazione, di cui faceva parte, del presunto ruolo di Tano Grasso, ex parlamentare Pds e presidente onorario della federazione antiracket italiana, e della gestione del movimento. Parla dei compensi che Forello e un paio di legali a lui vicini avrebbero percepito nei processi innescati dalle testimonianze degli imprenditori taglieggiati. E di «un circuito meraviglioso» per il quale «si convincono gli imprenditori a denunciare, si portano in questura e gli avvocati diventano automaticamente uno fra Forello e Salvatore Caradonna». Poi Addiopizzo si costituisce parte civile «e viene difesa da quell’altro», quindi i vertici dell’associazione chiedono i rimborsi «e se li liquidano loro stessi». «Geniale», commenta Chiara Di Benedetto. Gli altri deputati annuiscono, ridono. Dall’audio-video Addiopizzo ne esce a pezzi. Addirittura, secondo Cottone, Forello e i suoi fedelissimi avrebbe gestito un progetto del Pon Sicurezza, assegnato al movimento antiracket, dividendosi il denaro.

L’audio-video è stato consegnato 4 giorni fa alla Procura dall’avvocato di Nuti, Mannino e Di Vita, indagati nell’inchiesta sulle firme false, come presunta “prova” di quella che i parlamentari, sospesi e ora al gruppo Misto, hanno definito la macchinazione ordita da Forello, ritenuto il «manipolatore» che avrebbe convinto i deputati regionali Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio a collaborare con i pm ammettendo la ricopiatura delle firme a sostegno della lista M5S per le comunali 2012. L’avvocato aveva già presentato un esposto contro Forello, archiviato dal gip.

Il gruppo 5S alla Camera prova a fare quadrato attorno a Forello, annunciando denunce nei confronti di «chiunque divulghi i contenuti della conversazione rubata». Per i deputati «il contenuto da cui non si evince, chiaramente, la commissione di alcun tipo di illecito, non risulta adeguatamente circostanziato né, allo stato, supportato da specifica documentazione quindi, non rappresenta la posizione né del M5S», né di Cottone. Lo staff dei 5S quindi «conferma la candidatura di Forello» contro cui «è in atto un violento tentativo di discredito».

Dura la reazione di Addiopizzo, che parla di «ricostruzioni diffamatorie, perché false». Per Addiopizzo «le affermazioni sono altamente lesive e contengono perciò gravi ipotesi di reato». Sarà intentata azione civile per il risarcimento dei danni «e il ristoro sarà devoluto alle Ong impegnate nel salvataggio di esseri umani nel canale di Sicilia».