Dodici votazioni a vuoto per la Corte Costituzionale, nove per il Consiglio superiore della magistratura. In totale ventuno scrutini, camere impegnate dal 12 luglio e praticamente paralizzate dalla ripresa di settembre. Il rispetto degli obblighi costituzionali, secondo i quali il parlamento in seduta comune deve garantire la piena funzionalità di Consulta e Csm, sembra impossibile per questa camera e questo senato, dove pure dettano legge le larghe intese e Forza Italia è opposizione solo sulla carta.

L’ennesimo nulla di fatto si è costruito proprio mentre a palazzo Chigi Matteo Renzi e Silvio Berlusconi rinnovavano il patto che li lega. Ufficialmente i due non avrebbero parlato di Consulta e Csm, visto che – secondo il vicesegretario del Pd Guerini, presente all’incontro – rispettano le «indicazioni dei gruppi parlamentari». Ovviamente non è così, visto che ai gruppi parlamentari arrivano quotidianamente gli sms con gli ordini di scuderia, e a dettarli sono i due leader. Berlusconi e Renzi hanno fatto i nomi dei loro candidati per la prossima votazione, e sono sempre gli stessi, bocciati ancora ieri sera: Luciano Violante e Donato Bruno.

Ma il patto del Nazareno non è più forte come prima dell’estate. L’ex Cavaliere ha perso il polso sul partito, e infatti ha dovuto presto rinunciare all’uomo che gli aveva indicato Gianni Letta per la Consulta, Antonio Catricalà. Renzi ha molta più presa sul Pd, ma qualche voto per Violante nel segreto dell’urna gli sfugge e ha problemi persino più grandi, innanzitutto quelli legati alla crisi economica e alle richieste dell’Europa. L’appoggio di Berlusconi su provvedimenti sgraditi al suo partito, come la riforma del mercato del lavoro, gli sarebbe assai utile, sul modello delle riforme costituzionali, dove il peso di Forza Italia è stato usato dal premier per bilanciare le sbandature del Pd. Così i due si sostengono a vicenda e scelgono di riprovare la fortuna insistendo ancora oggi con la coppia Violante-Bruno. A Forza Italia è stato assicurato l’appoggio al nuovo candidato per il Csm, in sostituzione dell’impresentabile Luigi Vitali. Si tratta dell’incolore senatore Pier Antonio Zanettin, che però ieri nel primo test si è fermato a 448 voti, circa settanta sotto la soglia minima. Mentre il candidato indicato dai 5 stelle, Alessio Zaccaria, continua a girare attorno ai consensi dei soli grillini, visto che il Pd rifiuta di votarlo se non in cambio dell’appoggio a Violante. Il voto di oggi però dovrebbe essere quello decisivo per la coppia Violante-Bruno. Con l’incontro a palazzo Chigi Berlusconi e Renzi mettono tutta la pressione possibile sui loro gruppi parlamentari, richiamandoli all’ordine. Se anche questo scrutinio (si comincia alle 9,30) dovesse risultare inutile, i candidati sarebbero troppo logori per provare ad andare avanti.

Anche perché ieri mattina è intervenuto il presidente della Repubblica, con un nuovo monito alle forze politiche perché trovino l’intesa «costituzionale». Secondo Napolitano la serie di votazioni senza risultati conclusivi «solleva gravi interrogativi». La responsabilità del mancato accordo per il capo dello stato è del prevalere di «immotivate preclusioni» e «settarie pretese». Un’analisi che sembra mettere nel mirino i partiti che non si sono adeguati alle scelte dei due contraenti del patto del Nazareno. E infatti nel generale – e un po’ ipocrita – apprezzamento per la nota del Quirinale, si distinguono le proteste del M5S, che ricorda di aver proposto invano agli altri i suoi candidati (scelti con le, misteriose, votazioni online). Ma Napolitano ha detto anche di più, e cioè che la paralisi di questi giorni «logora lo stesso istituto di garanzia rappresentato dal sistema dei quorum qualificati». Che le opposizioni, a fronte di eleggi elettorali maggioritarie, vorrebbero persino rafforzare.