Fumata grigia al tavolo per il programma che ieri ha tenuto riuniti per tutta la giornata i capigruppo della possibile maggioranza giallorossa.

Una quindicina in tutto i presenti nella grande sala della Lupa di Montecitorio, con il presidente della Camera Fico, esploratore per conto del Quirinale, che ha aperto i lavori e dopo poco più di mezzora se n’è andato, lasciando la conduzione dei lavori a Loredana De Petris, capogruppo di Leu in Senato.

Si riprende stamattina alle 9, alle 13 suona la campanella e il tavolo si chiude. Nel pomeriggio Fico è atteso al Colle per riferire sulla possibilità di un nuovo governo guidato da Giuseppe Conte. Prima rivedrà- una ad una- le delegazioni dei singoli partiti per capire se si sono fatti reali passi avanti.

AL NETTO DELLA STRANEZZA di una maggioranza eventuale che si riunisce per discutere di un programma senza sapere se ci sarà il governo e chi sarà il premier, il tavolo ha confermato le distanze che negli ultimi mesi hanno diviso i giallorossi, in particolare Italia Viva dagli altri partiti: dal Mes alla giustizia, dalle infrastrutture al reddito di cittadinanza.

Ma lo stallo è fotografato soprattutto dalla discussione che è andata avanti per tutto il giorno: con i renziani che pretendevano un «documento scritto» alla fine del confronto, e gli altri a dire di no, «il programma spetta al presidente del consiglio, questa è solo un’esplorazione», come ha ribadito con ruvidezza Bruno Tabacci, leader del nuovo gruppo di «europeisti» alla Camera.

Su questo Iv ha minacciato di rompere, alla fine la mediazione è stata trovata su un «verbale» che fotograferà le posizioni espresse dai partiti, i punti di convergenza e quelli di maggiore distanza. Una sorta di brogliaccio da consegnare ba Fico, non certo un cronoprogramma di due anni di legislatura.

E DEL RESTO, IERI, più che intese si sono viste esposizioni dei singoli partiti sui vari temi caldi. Ai renziani che chiedevano novità di contenuti, cui accompagnare anche nuovi ministri, i grillini hanno risposto picche. «Questo non lo reggiamo», la risposta che i capigruppo di Iv si sono sentiti dare da quelli del M5S, Davide Crippa e Ettore Licheri. «Noi non siamo ostili al Conte ter – spiegano fonti di Iv – ma i 5 Stelle non possono pensare di lasciare tutto com’era. Serve discontinuità. Non possiamo ricevere solo dei no». Maria Elena Boschi e Davide Faraone ne hanno sentiti parecchi di no, al punto da minacciare (ancora una volta) di far saltare tutto.

I due grillini hanno rilanciato anche sul reddito di cittadinanza «da completare» e poi (con l’ok del Pd) su una riforma degli ammortizzatori sociali, «da destinare anche agli autonomi». E poi il Movimento ha chiesto l’introduzione di «un salario minimo e dell’equo compenso per professionisti e lavoratori autonomi». Pd e Leu, impegnati a smussare, hanno condiviso gli impegni del M5S sulle politiche del lavoro, i dem hanno dato manforte ai renziani sull’utilizzo di almeno una parte del Mes. Ma hanno sbattuto contro il muro grillino. Stamattina si affronterà il dossier giustizia e tutti temono il botto finale, con Iv che cerca di far saltare la riforma della prescrizione considerata un tabù dal M5S.

«SIAMO FIDUCIOSI che la disponibilità data da tutti sia una volontà sincera», dice Nicola Zingaretti a metà giornata. «È giusto che ci sia un confronto schietto». Non su tutto però. Il leader Pd blinda il nome di Giuseppe Conte e anche quello del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri: «Sono punti fermi». Ettore Rosato di Italia Viva è prudente: «Conte ter? Vediamo, dipende da come finisce questa discussione». Renzi nella chat interna al suo partito dà la linea: «Vediamo come Fico immaginerà di muoversi. Noi ci manteniamo disponibili e collaborativi, senza veti e senza pregiudizi. Speriamo che nelle prossime ore si faccia un passo in avanti». E mette un suo paletto: «Vorremmo evitare che si arrivasse allo spacchettamento dei ministeri solo per accontentare più persone: sarebbe un errore triste».

IL MINUETTO OGGI DOVREBBE finire con un sì o un no di Renzi al Conte ter. Al Quirinale, dopo ben 4 giorni di esplorazione di Fico, si aspettano risposte chiare da tutti i protagonisti in campo. Il presidente Mattarella, venerdì scorso, al termine delle sue consultazioni, era stato molto chiaro nel ricordare le emergenze sanitarie ed economiche che gravano sull’Italia. E sull’obbligo di «fare presto.

«La necessità di non lasciare il Paese senza guida è sempre più stringente», il ragionamento che viene fatto al Colle. .E tuttavia è possibile che i partiti, oggi alle 13, chiedano a Fico altro tempo per discutere. «Il presidente della Camera ci ha detto che, se avessimo bisogno di più tempo, se ne farebbe carico», spiega il capogruppo del Pd in Senato Andrea Marcucci. Ma il tempo è ormai scaduto.