Ora è un incidente «serio». Per dirla in numeri, un livello 3 Ines, nella scala internazionale delle catastrofi nucleari che va da 1 a 8. Un disastro semi annunciato che è già l’evento più grave dopo l’11 marzo 2011. E che, soprattutto, irrita e spaventa una popolazione ormai disillusa dalle continue rassicurazioni delle autorità. Trecento tonnellate di acqua ad alta concentrazione di materiali radioattivi sono fuoriuscite da una cisterna utilizzata per la raccolta delle acque di raffreddamento delle barre di combustibile nucleare contenute nei reattori della centrale nucleare Daiichi di Fukushima, danneggiata dal terremoto e dallo tsunami che a marzo 2011 hanno devastato il nordest del Giappone, e si sono riversate nel terreno circostante.

Dalle prime ricostruzioni, sarebbero stati proprio i lavoratori impegnati nelle opere di bonifica dell’impianto a trovare una pozza intorno a una delle oltre mille cisterne utilizzate per la raccolta di acqua ad alto contenuto radioattivo. Ma ancora nessuno è riuscito a spiegare come, e perché, l’acqua sia fuoriuscita. Intanto, sono partite le operazioni per spostare le circa 700 tonnellate di acqua contaminata rimaste nella cisterna danneggiata in un’altra struttura.

Fukushima torna così al centro dell’attenzione mondiale, mentre cresce l’allerta sulla possibilità che la perdita sia arrivata fino all’oceano. «Non possiamo negare questa ipotesi», ha ammesso il 21 agosto scorso Aizawa Zengo, il vice-presidente della Tepco, l’azienda elettrica di Tokyo che gestisce l’impianto di Fukushima. La Tepco ha anche ammesso che le cisterne non erano dotate di misuratori per il livello dell’acqua. A riprova della gravità dell’evento, la Nuclear Regulation Authority (Nra), una commissione di esperti istituita ad hoc a settembre 2012 per avviare un giro di vite sugli standard degli impianti nucleari del Paese-arcipelago, ha dovuto innalzare il livello di guardia da semplice «anomalia» a «incidente di rilievo» nel giro di un giorno. «Se c’è stata una perdita in una cisterna – ha spiegato il presidente della Nra, Tanaka Shunichi – dobbiamo pensare che la stessa cosa possa accadere in altre cisterne».

È l’impatto sul territorio di questo nuovo incidente, a suscitare altre perplessità sulla ripresa dell’intera area di Fukushima. Le ultime misurazioni sui livelli di isotopi radioattivi nelle acque intorno alla centrale parlano di 30mila miliardi di becquerel, molto al di sopra della tollerabilità.

Ai microfoni della Nhk il direttore esecutivo di Tepco, Ono Masayuki, ha ammesso che le perdite potrebbero essere proseguite, seppur in misura contenuta, per mesi. Già a luglio la Tepco aveva ammesso che una quantità imprecisata di acqua contaminata era arrivata al mare, suscitando le proteste dei pescatori dell’area. E intanto, rivela lo Asahi shimbun, il secondo quotidiano nazionale giapponese, per paura della nuova fuga radioattiva, la seconda compagnia aerea coreana, Asiana, ha sospeso tutti i voli su Fukushima.

Eppure, sempre secondo quanto dichiarato finora ai media dai funzionari della utility, controlli sulle cisterne sarebbero stati effettuati ogni giorno. Affermazioni che mettono in luce la mancanza di coordinamento e di tempestività nelle comunicazioni che hanno fin qui caratterizzato l’operato della Tepco. Il problema delle perdite dalle cisterne sotterranee di raccolta dell’acqua di raffreddamento era infatti stato evidenziato per la prima volta ad aprile scorso. Tanto che, per ovviare al problema della raccolta dell’acqua contaminata, che aumenta ogni giorno di 400 tonnellate, la Tepco aveva disposto l’installazione di nuove cisterne in superficie. Una soluzione che si è rivelata di scarsa efficacia.

E tutta la precarietà della centrale di Fukushima era già emersa a marzo di quest’anno, quando a causa di un guasto elettrico si era verificato un blackout che aveva tenuto il Giappone con il fiato sospeso per quasi due giorni. Pochi giorni più tardi, il ministro dell’industria, Motegi Toshimitsu aveva ammonito il presidente della Tepco, Hirose Naomi, di risolvere al più presto i problemi di fughe d’acqua contaminata e di alimentazione elettrica alla centrale, o «l’intero processo di decommissionamento della centrale sarà compromesso».

E mentre il primo ministro Abe Shinzo ribadisce la volontà di proseguire con l’energia nucleare, la storia recente è tutta contro l’azienda elettrica di Tokyo: «Il rapporto di fiducia tra Tepco e i giapponesi – ha spiegato un paio di mesi fa Izumida Hirohiko, governatore della prefettura di Niigata – è andato ormai in pezzi. Finché non ci sarà un’assunzione di responsabilità su un incidente che loro stessi hanno contribuito a provocare non riceveranno mai la comprensione della popolazione».