Un bel quadretto di famiglia, con Alberto Fujimori al centro e i suoi quattro figli intorno. E la scritta: «Felici di dare il benvenuto a nostro padre in questa nuova tappa della sua vita!». La foto è apparsa sulla pagina Twitter di Keiko Fujimori, all’uscita dell’ex presidente golpista – condannato a 25 anni di prigione per crimini di lesa umanità e indultato alla vigilia di Natale dall’attuale presidente Pedro Pablo Kuczynski – dalla clinica in cui ha passato gli ultimi giorni prima di trasferirsi, da uomo libero, in una casa del distretto di La Molina, una delle zone più esclusive della capitale.

In realtà, qualche dubbio sulla reale contentezza di Keiko è lecito averlo: l’indulto, infatti, sarebbe stato negoziato con Kuczynski dal fratello Kenji, mentre lei, votando per la destituzione del presidente, avrebbe, a quanto pare, cercato di impedirlo, così da non avere intralci nella sua corsa alla presidenza (per poi, è chiaro, procedere lei stessa a liberare suo padre). Ma, in ogni caso, la sbandierata gioia della famiglia Fujimori non è passata inosservata sulle reti sociali, dove, insieme all’ormai noto slogan delle proteste «Indulto è insulto», non sono mancati commenti indignati sulla presunta – e certamente poco evidente – gravità dello stato di salute dell’ex presidente.

In attesa della prossima giornata nazionale di protesta contro l’impunità, la corruzione e la scarcerazione di Fujimori, convocata l’11 gennaio dalla Confederazione generale dei Lavoratori del Perù, il governo continua intanto a perdere pezzi: dopo le dimissioni dei ministri dell’Interno (Carlos Basombrío) e della Cultura (Salvador del Solar), di funzionari del Ministero di Giustizia e del direttore generale per i Diritti Umani e l’uscita dal partito di maggioranza di tre parlamentari, ha rinunciato anche il ministro della Difesa Jorge Nieto.