Nei 238 chilometri di mangia-e-bevi che dividono Cassino da San Giovanni Rotondo c’è tutto il Sud di questo Giro. Non una novità, il mancato sconfinamento a mezzogiorno. Anzi, da questo punto di vista la corsa rosa di quest’anno ha un andamento antico, con la classica tappa che taglia lo stivale tra la Campania e la Puglia, per poi subito risalire l’Adriatico. Qualche eccezione sparsa: il 1929, che segna la prima avventura lungo la Calabria; prologo all’edizione successiva, con il brivido di un soggiorno di tre giorni in Sicilia; da allora passarono altri venti anni, e nel ’49 per la prima volta dalla Sicilia addirittura si partì.

Ma non divenne regola, la visita alla gente del Sud, fino agli anni del boom. Poca dell’epopea della corsa è stata scritta a Sud, e pochi campioni vengono da là. Ora con Nibali la situazione è cambiata, e comunque è sempre tanto l’entusiasmo per le strade. Dicono si rimedia l’anno prossimo, con cinque tappe promesse al Meridione. Dopo la partenza, che sarà da Budapest: da Netanyahu a Orbàn, la compagnia di chi caccia i quattrini è quella che è.

A proposito di quattrini, organizzare gli arrivi e le partenze costa, e qua la crisi ha colpito duro. Le stime della disoccupazione sono da spavento, e forse più ancora quelle dello spopolamento delle zone attraversate oggi dal plotone rosa. Negli ultimi anni, in 650mila se ne sono andati, quasi mezzo milione di giovani,150mila laureati. Sempre 150mila se ne sono andati dalla sola Calabria, ma in percentuale il record di abbandoni è del Molise, che oggi il gruppo rasenta per intero in senso longitudinale. “Chi parte oggi pe’ turnare crai/E chi è partuto ajere pe’ un turnare mai”, cantava Bennato, e così da 150 anni chi comanda se ne lava le mani.

Chi parte, dal gruppo, sono i 13 avventurieri di giornata. Più indietro va in scena un bizzarro minuetto all’incontrario, con la squadra della maglia rosa che pilota il plotone col fine di perdere il simbolo del primato. Darlo in affitto a chi vorrà assumersi la bega di controllare la corsa di qui alla cronometro di San Marino, e mettere Roglic a riparo dallo stress. Intelligenza tattica, senz’altro, resa però possibile da un percorso fin troppo standardizzato. Davanti, nel frattempo, sulla salita posta ai meno 30 dall’arrivo, si avvantaggiano in due, Daniele Conti e Fausto Masnada. Ed è la combinazione perfetta, ché il primo è il meglio piazzato nella generale, il secondo il più adatto all’arrivo apparecchiato. E così, mentre Masnada taglia il traguardo a braccia alzate, Conti si veste di rosa, e quasi non ci crede.