I giudici del Tribunale del Riesame di Torino hanno reso i motivi che hanno confermato il carcere per i quattro attivisti No Tav – Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò – arrestati il 9 dicembre. L’attacco al cantiere della Maddalena, a Chiomonte, nella notte tra il 13 e il 14 maggio, sarebbe stato un’azione terroristica, perché «idonea ad arrecare grave danno» all’immagine dell’Italia.

È quello che sostiene il Riesame, accogliendo la tesi della Procura, nel confermare la custodia in carcere per i quattro. Viene sottolineato come l’azione sia stata «accuratamente organizzata, pianificata e premeditata» e «connotata da organizzazione strategica assimilabile a quella militare, dall’utilizzo di plurime armi da guerra e congegni esplosivi, e, quindi, di portata tale da porre in grave pericolo la vita o l’incolumità dei lavoratori». Il danno all’Italia deriverebbe in particolare dall’immagine che il Paese darebbe «a livello internazionale dal ritardo della realizzazione dell’opera». Diversi esperti non concordano con questa impostazione, anche perché in caso di terrorismo destinatario del danno non è l’immagine del Paese, ma l’organizzazione dello Stato. Inoltre, secondo una sentenza del 2008 della Cassazione, l’«eversione dell’ordine democratico non può essere limitata al solo concetto di “azione politica violenta”, ma deve necessariamente identificarsi nel sovvertimento dell’assetto costituzionale esistente». Secondo il Riesame per i militanti No Tav sussistono «nella massima intensità le esigenze cautelari connesse al concreto pericolo di recidivanza, non arginabili con misure diverse e meno afflittive quale gli arresti domiciliari». Nell’azione fu incendiato un generatore.

Il movimento contro la Torino-Lione, proprio a partire dalla complessa situazione giuridica, prepara una giornata nazionale di mobilitazione e di lotta per il 22 febbraio, con presidi in ogni territorio, sottolineando come il crimine dei No Tav è stato quello di «non essersi rassegnati nemmeno di fronte a manganelli, gas, ruspe, arresti, Lince e terrorismo mediatico».

Intanto, il Tribunale di Torino, sezione di Susa, si è pronunciato a favore della richiesta di risarcimento avanzata da Ltf, società responsabile della sezione transfrontaliera della linea ad alta velocità, nei confronti di Alberto Perino, del sindaco di San Didero Loredana Bellone e del suo vice Giorgio Vair, condannandoli al pagamento di 192 mila euro, più 22 mila di spese legali. Tutto questo per un’azione di «resistenza passiva» che impedì nella notte dell’11 gennaio 2010 la realizzazione di alcuni carotaggi a Susa. Sondaggi che, precisano i No Tav, non sono mai stati riproposti. «Ora gli avvocati del movimento presenteranno appello, ma essendo una causa civile, se Ltf pretenderà il pagamento immediato, occorrerà pagare, per evitare pignoramenti o ipoteche sui beni dei tre condannati». Per questo motivo, gli attivisti hanno organizzato una raccolta fondi (sui siti del movimento ci sono le specifiche per i contributi).