Scuole riaperte e diritti dei lavoratori quasi completamente ripristinati. La lunga lotta dei 700 operatori e – per gran parte – operatrici degli appalti nelle pulizie delle scuole di Frosinone e Latina, partita a febbraio 2018, oggi può dirsi vinta. Mesi di scioperi e un’altalena legale con capovolgimenti continui si sono conclusi con un Bando straordinario del Miur che ha rimesso a gara l’appalto, escludendo le aziende che non pagavano i lavoratori.

Così al suono della campanella in 117 scuole del Lazio del Sud ci sono stati lavoratori «dei servizi di pulizia e degli altri servizi ausiliari» con diritti e stipendi regolari. Solo in tre scuole i dirigenti scolastici – accusati di connivenza con i vecchi vincitori – si sono rifiutati di applicare il cambio di appalto e mantengono nelle loro scuole le aziende cacciate dagli altri istituti e dallo stesso ministero.
Ricapitolare la lunga vicenda non è semplice. Fa parte di uno dei più grandi appalti pubblici Consip: servizi di mensa e ausiliariato delle scuole che coinvolge ben 16 mila lavoratori in tutta Italia. E che dal 2014 ha visto vincere in varie zone d’Italia imprese che non hanno pagato i lavoratori per anni.

IL MEGA APPALTO è diviso in lotti territoriali. Il Lotto 5 – che riguarda le scuole delle province di Latina e Frosinone – è stato aggiudicato all’associazione temporanea di imprese (Ati) tra Ma.Ca., Servizi Generali e Smeraldo. Per circa 700 lavoratori – in grandissima maggioranza donne – in quei mesi è iniziato un lungo calvario fatto di soprusi e mancati pagamenti. All’inizio le lavoratrici e i lavoratori hanno garantito e svolto il servizio alle scuole perché consideravano – giustamente – il loro un lavoro particolare e necessario: non volevano che le scuole fossero sporche o incustodite.

I MESI PASSANO E GLI STIPENDI non arrivano. Anzi, si materializza la beffa. A causa del beffardo progetto renziano «Scuole Belle» che richiede a questi lavoratori di espletare mansioni diverse – pittura, messa in sicurezza – oltre all’orario previsto: si costruisce una «banca ore» per cui le ore in più vengono pagate in un secondo tempo. Ma invece di trovarsi più soldi in busta paga, i lavoratori di Ma.Ca. si trovano la richiesta di ridare i compensi di queste ore all’impresa, senza naturalmente averli mai intascati prima.

Dopo le continue denunce dei lavoratori e dei sindacati – Filcams Cgil in testa – a novembre 2017 Consip ha revocato la convenzione a questa Ati per «gravi inadempienze», liberando le scuole dai contratti. Ma l’intervenuta revoca ha provocato la reazione soprattutto della cooperativa Ma.Ca. Srl che ha intentato una battaglia fatta di ricorsi per continuare ad operare nell’appalto.

Grazie ai lunghi tempi burocratici e a evidenti appoggi istituzionali, Ma.Ca. ha tenuto sotto scacco le lavoratrici, i lavoratori e il ministero dell’Istruzione stesso. I lavoratori, disperati per i più di due anni senza stipendio, hanno lanciato uno sciopero ad oltranza nell’aprile 2018, durato quasi un mese. Per tutta risposta in molti casi Ma.Ca. ha assoldato nuova forza lavoro fatta entrare di notte nelle scuole per pulirle.

A NATALE SCORSO LA CGIL di Roma e del Lazio ha organizzato una raccolta alimentare per dare sostegno ai lavoratori e alle loro famiglie. Non manca un caso di suicidio di una persona che si è tolta la vita non potendo sopportare la perdita del lavoro e la mancanza di soldi – che ha portato a molti pignoramenti di case di proprietà – e dignità.

LA SVOLTA DI QUESTA LUNGA LOTTA è arrivata a marzo scorso. Il Consiglio di stato ha accolto il ricorso della Filcams Cgil che richiedeva un provvedimento urgente per le «eccezionali circostanze che ponevano a repentaglio l’occupazione di lavoratrici e lavoratori, che oltre a non percepire lo stipendio (spesso da oltre 18 mesi, ndr), rischiavano di perdere concretamente il lavoro a causa della procedura di licenziamento collettivo avviata dalla Ma.Ca. stessa». Il Consiglio di Stato ha capovolto la decisione del 21 marzo della chiacchierata sezione distaccata di Latina del Tar del Lazio che aveva concesso a Ma.Ca. la sospensione del cambio appalto.

NEL DECRETO DEL PRIMO MARZO del Miur si citavano «gli stati di agitazione dei lavoratori – con il rischio di interruzione del servizio – i quali ricevono a fronte dell’attività rese, buste paga con un netto pari a zero o poche decine di euro» e «i gravissimi risvolti sociali prodotti dalla vertenza che interessa le scuole statali del lotto 5». Per questo il Miur decretava «l’affidamento dei servizi di pulizia e degli altri servizi ausiliari per la durata di 8 mesi al Rti composto dalla mandataria Team Service e dalle mandanti Linda e Snam Lazio sud». Mentre il primo aprile al ministero del Lavoro Miur, sindacati e nuove aziende («Team service operava già nel lotto 12») predisponevano l’«applicazione della clausola sociale» con il passaggio «dell’intera platea dei lavoratori attualmente impiegati dalla Rti uscente».

MA.CA. ERA L’AZIENDA CAPOFILA dell’Associazione temporanea di imprese (Ati) e si è dimostrata fin troppo forte rispetto alla sua relativa grandezza e capitale. Sentenze discusse, Ispettorato del lavoro che si rifiuta di operare nei suoi confronti, molti dirigenti scolastici che davanti al solo nome bloccano le procedure di cambio di appalto. «Abbiamo fatto una denuncia all’Anac ed esposti alle procure di Roma, Frosinone e Latina – spiega Giovanni Gioia, segretario Filcams Cgil di Frosinone e Latina – . La Guardia di finanza di Frosinone ci ha finalmente convocato confermandoci che contesta a Ma.Ca. non solo l’evasione fiscale ma altri reati penali».

Il nuovo bando scade a fine anno. La speranza di tutti i lavoratori – ancora a secco di qualsiasi riconoscimento economico sugli stipendi non pagati – è l’internalizzazione come dipendenti diretti delle scuole. L’11 settembre 2018 infatti al Miur i sindacati avevano firmato un protocollo sul percorso. A ottobre una risoluzione approvata in commissione Cultura alla Camera impegna il governo a stabilizzare 12mila lavoratori precari che hanno prestato servizio nel settore. In realtà i dipendenti sono 16mila e quindi 4mila rimarrebbero fuori. Per questi Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs e Usb lavoro privato chiedono «una soluzione di continuità perché da oltre 20 anni vivono in uno stato di precarietà».

(3° puntata. Le precedenti due puntate di “La lotta paga. Sempre” sono uscite: il 17 agosto su Italpizza e il 15 settembre sulla Logistica Zara)