La frontiera, i trapper, il commercio di pellicce, lo strapotere della Hudson Bay Company, che nel Settecento si sovrapponeva perfino al governo britannico nella wilderness delle colonie nordamericane.
È questo il contesto di Frontier, la serie creata da Brad Peyton, Rob e Peter Blackie – prodotta da Discovery Channel e da Netflix – e che ha di recente debuttato in Italia, ambientata sul confine innevato tra il Canada e quelli che di lì a poco con la guerra d’indipendenza sarebbero diventati gli Stati uniti d’America.

Protagonista è il «meticcio» – padre irlandese e madre indiana – Declan Harp (Jason Momoa), sulla cui testa pende un’ingente taglia offerta dalla Hudson Bay Company, di cui a sua volta, a capo di una banda di trapper fuorilegge, Harp cerca di minare il monopolio. Alla sua squadra si unisce anche il giovane Michael Smyth (Landon Liboiron), appena arrivato da Londra e intenzionato a salvare la sua amata dalle grinfie di Lord Benton, capo sanguinario della Hudson Bay. Attento a mostrare la meraviglia del paesaggio incontaminato – simile a quello che ci aveva di recente mostrato Alejandro Inarritu con il suo The Revenant – questo western a episodi canadese non riesce però a dare spessore ai suoi personaggi, tutti appiattiti sui clichè dei tagliagole conquistatori delle terre selvagge, delle donne doppiogiochiste e dei giovanotti destinati a perdere la loro innocenza sulla frontiera.