Con tono neutro e lingua biforcuta, il direttore esecutivo dell’agenzia Frontex, Fabrice Leggeri, ha parlato in audizione ieri davanti alla commissione Difesa del Senato. Chiamato a rispondere dal presidente e Nicola Latorre nell’ambito di una attività conoscitiva «sulle attività anomale», «non rispettose delle leggi», denunciate da Frontex mesi fa «e anche da blogger» – insiste Latorre – delle ong che si occupano di salvataggio dei migranti in mare. Il direttore di Frontex rincara la dose, senza portare uno straccio di prova, solo «parole riferite da alcuni migranti nel debrifing, nelle nostre audizioni negli Hot-spot».

Lui nota due «paradossi». Il primo: mai come in questi mesi ci sono tante imbarcazioni «pubbliche» nel Mediterraneo – intende pattugliatori miliari, delle missioni Sophia e Triton, incluso le 11 navi di Frontex, con grande impiego di denari pubblici s’intende – mentre i soccorsi sono realizzati «per due terzi» dalle imbarcazioni delle ong umanitarie (Frontex interviene solo nel 12% dei casi ma il suo compito è soprattutto sorvegliare le frontiere e respingere gli irregolari). Negli ultimi mesi i salvataggi si svolgono poi sempre più vicino alle coste libiche, intorno alle 20 miglia nautiche, mentre fino a due anni fa erano in mezzo al mare, nota Leggeri, che racconta di «uomini in uniforme sulla costa occidentale della Libia in contatto con le ong nelle operazioni di soccorso». La fonte è sempre la stessa: anonimi migranti.

«In certi casi» – qui il racconto si fa più confuso – parlano anche di minacce di morte a donne e bambini, fatte da queste guardie occidentali libiche alle ong «perché non salvino quei barconi». «Noi comunque formiamo la guardia costiera nella parte orientale», precisa. E si scorda di mettere in relazione il dato dei salvataggi più vicini alle coste con la documentata distruzione dei barconi in legno e il passaggio a un utilizzo di gommoni semisfondati, di cui ha relazionato ai senatori l’ammiraglio Credendino.

Secondo «paradosso» per Leggeri: quando le ong sono diventate «le protagoniste» dei soccorsi, le vittime sono aumentate e gli sbarchi dalla Libia anche (+25%). Leggeri non mette in relazione i due dati, dice che «è una cosa abbastanza strana, su cui indagare».

Altra testimonianza al vetriolo raccolta da Frontex: «in alcuni casi gli scafisti danno ai migranti il telefono di una ong». E qui Leggeri fa finta di non aver sentito le perplessità della senatrice Silvana Amati del Pd. «L’ammiraglio Credendino – nota la senatrice – che ci ha parlato dell’ottimo rapporto con le ong, ha detto che le chiamate satellitari dai gommoni per il 70% sono verso il centralino della Guardia costiera italiana, appena lo 0,8% arrivano alle ong».

«Noi salviamo vite non aiutiamo trafficanti», ribatte Michael Buschheuer dell’ong tedesca Sea eye. Ma Giorgia Meloni esulta: per lei le ong vanno denunciate per favoreggiamento all’immigrazione clandestina.