Era il ragazzo della porta accanto, il «fratellone» – come lo ha definito in un tweet il collega/amico Carlo Conti, dalla risata tonante e dalla camminata dinoccolata. Fabrizio Frizzi, morto a 60 anni nell’ospedale Sant’Andrea di Roma in seguito ad una emorragia cerebrale, è stato considerato per anni l’erede naturale di Pippo Baudo, anche se quando gli chiedevano un modello del passato il suo riferimento era sempre quello di Corrado. Frizzi è stato forse l’unico presentatore dagli ottanta in poi a incarnare con naturalezza – e una certa consapevolezza – lo stile nazionalpopolare. Mai sopra le righe e capace di rapportarsi a un pubblico adulto quanto ai più piccoli – non a caso i suoi esordi su piccolo schermo sono legati allo show per ragazzi Il barattolo sull’allora Rete2, lo showman sapeva passare dall’espressione leggera a una più contrita fino alle lacrime della tv verità che hanno caratterizzato le sue ultime esperienze nel prime time Rai. Scelte che ne hanno rappresentato il limite che lo voleva bravo imbonitore ma troppo stretto nei cliché di show televisivi dagli ascolti alti e quindi immodificabili.

LP_7135350zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz

Tanta gavetta che come per molti personaggi televisivi saliti alla ribalta tra gli ottanta e i novanta, inizia dietro il bancone di un mixer, disc-jockey in una radio privata. Poi il teatro – con produzioni di scarso rilievo e tanti provini Rai fino al citato Il barattolo (1980). Inframmezzato da un’esperienza su una tv privata siciliana, Tele Etna, il rapporto con la Rai si rinsalda nel 1982 quando viene chiamato insieme a Enza Sampò a condurrre Tandem, contenitore pomeridiano su Raidue con telefilm, giochi, intrattenimento e dove incontrerà anche la sua prima moglie, Rita Dalla Chiesa. È la palestra che gli consente – insieme alla conduzione di vari premi Fiuggi, Miss Italia, il salto in prima serata. Dal 1991 al 1995 è l’incontrastato numero uno di viale Mazzini, grazie a Scommettiamo che? – condotto insieme a Milly Carlucci a cui visto il successo (ascolti da Monopolio con oltre i 10 milioni di spettatori incollati al teleschermo), viene abbinata a partire dalla seconda edizione la Lotteria di Capodanno.

Un curriculum fatto di settantatre programmi, fra cui ben sedici edizioni della tanto esecrata Miss Italia , e qualche tentativo di sconfinamento in altri ambiti: nel 1999 prende parte ad una versione decisamente pop di La vedova allegra con Andrea Bocelli e Cecilia Gasdia all’Arena di Verona. È stato doppiatore di alcuni film d’animazione, la sua voce è indissolubilmente legata a Woody, il cowboy di Toy Story, protagonista nella fiction Non lasciamoci più 2 (2001), finendo perfino sulle tavole di Topolino (2009). Si è sempre sentito uomo Rai, fedele anche nello spirito antico, adattandosi perfino quando è chiaro che viale Mazzini non punti più sul suo stile sornione per gli show del sabato sera. Si adatta quindi al preserale, ereditando format collaudati tipo L’eredità (2014), e proprio qui durante la registrazione di una puntata si era manifestata lo scorso ottobre la malattia, l’inizio di una battaglia per la vita che lo ha visto soccombere. Oggi a viale Mazzini la camera ardente dalle 10 alle 18 aperta al pubblico, i funerali domani alle 12 nella chiesa degli Artisti in piazza del Popolo a Roma.