Lunedì era ufficialmente Renzo Tondo il candidato presidente della Regione per il centrodestra. In meno di 48 ore, la Lega ha imposto Massimiliano Fedriga indispensabile a prolungare il «governo Salvini» dal lombardo-veneto fino al Friuli.

Così ora in fretta e furia si deve stracciare il simbolo di Forza Italia («Berlusconi per Tondo»), come pure il segretario FdI Fabio Scoccimarro è costretto a cestinare le firme già raccolte per depositare le liste (il termine scade domenica).

In Friuli si torna alle urne il 29 aprile con l’eloquente blitz della Lega che da primo partito (25,97% dei voti alle Politiche, più del doppio di Fi) detta legge. Del resto, Matteo Salvini al Palamostre di Udine era stato circondato da centinaia di militanti che invocavano a gran voce Massimiliano Fedriga. «Ragazzi c’è una squadra, ma è ovvio che a me piace vincere. Mi sforzerò, ve lo assicuro, ma non sono una persona che promette quello che non ha in tasca» ha replicato l’aspirante premier. Ieri nella squadra del centrodestra c’è un nuovo leader.

Con buona pace di Tondo convinto di poter tornare nella stanza dei bottoni del Palazzo del Lloyd Triestino. Fedriga non ha mai mollato, nemmeno di fronte alle offerte più allettanti. E alla fine è riuscito a far saltare gli accordi locali, anche grazie al puzzle delle trattative romane.

Ma a Udine si profila un analogo braccio di ferro. Candidato sindaco designato è Pietro Fontanini, 65 anni, ex deputato della Lega e governatore per cinque mesi negli anni ’90, presidente della Provincia uscente. Ora che Tondo non è più il candidato, scatta la rappresaglia?

Sull’altro fronte, corre l’ex vice sindaco Vincenzo Martines il 54enne della “ditta” che tiene insieme Pd, LeU e un paio di civiche in nome dell’aggiornamento dello spirito ulivista.

Ma le Regionali del 29 aprile sono davvero la prova del nove per il Pd che ha dovuto azzerare gli organismi dirigenti. Per di più Debora Serracchiani si è trasformata in imbarazzante zavorra perfino per gli ultrà renziani. E nemmeno l’eterno ritorno di Riccardo Illy è servito, alla luce dell’umiliante 26,5% dei consensi nel collegio senatoriale.

Spetta a Sergio Bolzonello l’arduo compito di reggere l’urto. Di qui la lista “Open Fvg” che a Grado ha presentato come candidati Furio Honsell (due mandati da sindaco a Udine), l’assessore regionale all’istruzione Loredana Panariti, i consiglieri uscenti Giulio Lauri (già Sel) e Mauro Travanut (fedelissimo di Bersani).

Un’operazione che ha provocato sconquassi all’interno di LeU che non è andata oltre il 3% nelle urne del 4 marzo.

Una curiosità: torna in pista a 54 anni Alessandra Guerra, che nel 2003 fu la prima governatrice del Friuli grazie alla Lega di Bossi. Sarà la candidata presidente della Federazione dei Verdi, dopo aver preso la tessera del Pd di Bersani.

Saranno 49 i seggi in palio, di cui due riservati al nuovo governatore e al candidato presidente perdente più votato. E la geopolitica delle circoscrizioni friulane è spietata: 18 a Udine e 12 a Pordenone contro i 9 di Trieste, i 5 di Gorizia e i 3 di Tolmezzo.