Ieri Fridays for Future era di nuovo in piazza: a una settimana dal G20 di Roma, l’appuntamento che precede la Conferenza ONU sul clima di Glasgow, sono tornati in piazza in Italia e in tutto il mondo per la giustizia climatica. A Berlino erano diecmila, per chiedere al futuro governo misure decise per frenare il riscaldamento globale.

TANTE LE MODALITÀ scelte per manifestare in Italia: a Bari la protesta ha sfilato in bicicletta da piazza Diaz, sul lungomare della città: l’obiettivo era «richiamare l’attenzione sul concetto di mobilità sostenibile» hanno spiegato gli attivisti. A Torino i giovani hanno occupato piazza Palazzo di Città, davanti al Municipio di Torino, dove armati di gessetti colorati hanno scritto un enorme «Torino capitale dello smog».

A MILANO, FRIDAYS FOR FUTURE ha letteralmente occupato la fontana di Piazza Castello: «Il vostro sistema fa acqua da tutte le parti. Abbiamo voluto mostrare con un’immagine quello che sta accadendo: gli oceani si innalzano più velocemente del tempo che ci mettono i nostri leader a discutere di come affrontare questa crisi. Senza mai venirne a capo» ha spiegato Martina Comparelli, una delle portavoci italiane del movimento.

Mentre si avvicina l’appuntamento con la Cop26, di cambiamenti climatici si parla sempre di più, tra promesse e denunce: il segretario di Stato americano Antony Blinken, in visita in Colombia, ha promosso un progetto condiviso per ridurre la deforestazione della più grande foresta pluviale del Pianeta.

IN UNA CONFERENZA stampa tenuta con il presidente colombiano Ivan Duque si è detto fiducioso, perchè «possiamo fare grandi passi sul cambiamento climatico» e ha lanciato «una nuova partnership regionale specificamente incentrata sul contrasto della deforestazione, guidata dalle materie prime». Vediamo se resterà un bla bla bla, dato che la maggior parte della foresta appartiene al Brasile, che sotto l’amministrazione di Jair Bolsonaro ha intensificato il processo di abbattimento per far posto a nuove piantagioni di soia, come certificato anche dai dati elaborati dall’Istituto spaziale del Paese sudamericano.

IN ITALIA È STATO IL PREMIO Nobel per la Fisica Giorgio Parisi a parlare nuovamente di climate change, durante una conferenza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste: «Prendere delle misure inefficaci facendo finta che siano efficaci, questa sarebbe la peggiore delle cose. E per quanto riguarda i costi, questi devono essere ben divisi in maniera equa e solidale. Devono essere maggiori per i Paesi che hanno consumato di più fino adesso».

A RICHIAMARE L’ATTENZIONE sulla necessaria transizione ecologica è anche Legambiente, che scende in piazza alle 15.30, a Roma, con un flash mob al Teatro Italia per richiamare l’attenzione dei leader politici in vista del G20 e della Cop26. Per l’associazione è «urgente accelerare il processo della transizione ecologica nel Paese anche per aggredire con più decisione la crisi climatica. Oltre a interventi e politiche mirate, servono azioni concrete da parte dei territori».

Oggi è anche il giorno del «Climate Live», una serie di concerti che saranno trasmessi in diretta da 20 Paesi in sei continenti. Il messaggio per i leader mondiali che parteciperanno alla Cop26 è «ci senti ancora?». Artisti, attivisti e scienziati saliranno sui palchi di tutto il mondo – dall’India al Kenya, dalla Finlandia all’Uganda, dall’Estonia alla Turchia, dallo Zimbawe alla Nuova Zelanda, dal Giappone alla Germania, al Brasile, al Messico – per i concerti sul clima, gratuiti e senza scopo di lucro, per sensibilizzare quante più persone possibili sull’emergenza del global warming.

L’APPUNTAMENTO È STATO lanciato da Greta Thunberg, che nei giorni scorsi è salita sul palco a Stoccolma. Durante i concerti, gli organizzatori di Climate Live inviteranno il pubblico a firmare la Global Climate Live Petition, la petizione che sarà consegnata ai leader mondiali durante uno sciopero giovanile per il clima al vertice Onu sul clima Cop26 di Glasgow. La petizione elenca dieci richieste ai leader mondiali, tra cui la dichiarazione di un’emergenza climatica globale, la fine dell’uso dei combustibili fossili e l’inversione della perdita di biodiversità entro il 2030.