Cavea del Parco della Musica: Paolo Fresu a piedi scalzi, il corpo e la voce di Petra Magoni che “bucano” la scena, i suoni e le melodie extraterrestri di David Bowie che si trasformano senza perdere in fascino e immediatezza, il piacere –esplicito- di tornare a suonare sui palchi, il giusto richiamo alle maestranze dello spettacolo penalizzate dalla pandemia… Frammenti dello spettacolo che il 20 luglio ha portato il progetto Heroes a Roma, con un tour partito da Verona e transitato per Vicenza, Pesaro, Perugia e, dopo la capitale, Taranto e Grado: ultimo appuntamento l’11 agosto a Berchidda. L’album, in realtà, è uscito in febbraio ma, come era prevedibile, la dimensione live dà più respiro alla musica grazie agli spazi dilatati, a un montaggio diverso dei brani, alla presenza carismatica di Petra Magoni e al contributo personale degli ottimi musicisti: Filippo Vignato (trombone e tastiere, in sostituzione di Gianluca Petrella), Francesco Diodati (chitarra elettrica), Francesco Ponticelli (basso e contrabbasso), Christian Meyer (batterista davvero eccellente, nell’accompagnamento come nei fantasiosi soli). 22

SI COMINCIA, folto il pubblico, con la raccolta This is Not America  e subito è in evidenza il cocktail, riuscito, di suoni elettro-acustici come la presenza di spazi improvvisativi che “risignificano” i brani del Duca Bianco (anche se nella fattispecie, la musica è stata scritta da Pat Metheny e interpretato dal duca bianco per la colonna sonora del film The Falcon and the Snowman, 1985). Parte, poi, la trascinante Rebel Rebel in una versione con la Magoni mattatrice, effetti di luce e un solo di Diodati fulminante. Fresu alterna tromba e flicorno lavorando molto sugli effetti e traendo convinta ed energica ispirazione. Ma cosa c’entra la musica di David Bowie con la poetica del musicista sardo? Spiega lui stesso come tutto sia nato da una commissione del comune di Monsummano Terme, dove nel luglio 1969 si organizzò una gara canora cui partecipò Bowie con When I Live My Dreams, classificatasi seconda. Per celebrare la ricorrenza nasce nel 2019 un progetto live e Paolo Fresu coinvolge la Magoni e giovani jazzisti, pur non essendo un grande conoscitore del Duca Bianco ma coinvolto dalla committenza ed ispirato da una mostra bolognese dedicata a Bowie. Il live romano gli dà ragione: Starman, tra il militaresco e il danzante, Space Oddity (soli di trombone e flicorno di pregio), una sognante Where Are We Now, una Let’s Dance”giocata da Petra Magoni coinvolgendo il pubblico e il bis Heroes scatenato secondo la liturgia rock ma con dosi massicce di improvvisazione rendono l’omaggio vivo e palpitante. Nessun manierismo o ammiccamento quanto la dimostrazione di una vitalità sonora e comunicativa nella musica di Bowie, di una sua ispirativa plasticità.

Il jazz a Roma si sente soprattutto nel parco della Casa del Jazz dove la rassegna “Si può fare jazz” ha avuto vari sold-out con Enrico Rava, Danilo Rea, Fred Hersch, Roberto Gatto, D.D.Bridgewater e Antonio Sanchez. Di spessore il recital del quartetto codiretto da Franco D’Andrea e Dave Douglas, mentre si attendono Avishai Cohen, John Patitucci e Go Go Penguin.