Il duo Paolo Fresu e Ramberto Ciammarughi è organico raro. La sua esibizione il 26 settembre per la rassegna “Around Jazz. Dal tramonto all’Appia” è stata fortemente connotata dal desiderio di produrre, da un lato, e di ascoltare, dall’altro, quel codice sonoro speciale che è la musica; il recital va peraltro inquadrato nell’attuale “stagione Covid-19” in cui ogni musicista è felice di potersi esibire. La data (un doppio set, ore 18.30 e 20.30, già rinviato per infortuni ai musicisti) è stata spostata per la pioggia dal mausoleo di Cecilia Metella al magnifico casale di S.Maria Nova. Ciò non ha scoraggiato il pubblico, determinato a voler ascoltare il terz’ultimo concerto della particolare rassegna, promossa dal Parco Archeologico dell’Appia Antica, nata da un’idea dello scomparso Marco Massa, portata avanti da Fabio Giacchetta. 

Tra gli ottoni e il piano l’intesa è stata preziosa, la musica ispirata, la comunicazione intensa. Le melodie di Perfetta (scritta da Fresu per una pièce di Geppi Cucciari), l’iterazione ipnotica di Grace, la monteverdiana Sì dolce è il tormento al pari di sequenze originali di Ciammarughi ed escursioni sul terreno del blues e della ballad (Bye Bye Blackbird) hanno creato un flusso sonoro avvolgente e policromo. Accanto a Ciammarughi (ma si pensi ai duetti con Roberto Cipelli, Antonello Salis, Uri Caine e Omar Sosa) tromba/flicorno/live electronics di Fresu hanno trovato una loro dimensione nel rispetto di un pianismo fitto di arpeggi, asciutto nel timbro, con echi anche classici e contemporanei. Grande musica nonostante le condizioni avverse grazie anche al pubblico complice e attento. 

La sera precedente si è tenuto il concerto finale di “Orchestra aperta. La conduzione chironomica” (al teatro-studio del Parco della Musica, invece che alla Casa del Jazz, per la rassegna Reloaded). È l’esito conclusivo di una residenza artistica (realizzata dalla Fondazione Musica per Roma, con il sostegno del MiBACT e di SIAE, programma “Per Chi Crea”) per nove giovani musicisti. Prevista in marzo ma spostata a settembre, l’iniziativa è stata curata da Paolo Damiani, docente insieme a Tonino Battista, Daniele Roccato, Ambrogio Sparagna e Stefano Zenni. 

Disposti a semicerchio i giovani artisti hanno diretto e sono stati guidati in una serie di brani esemplificativi della “conduzione chironomica” che si ispira a Butch Morris (conduction) e Walter Thompson (sound painting). In programma composizioni di Anais Drago, Tobia Bondesan, Rocco Castellani, Mariasole De Pascali, Davide Zambon, Damiani, Roccato, Giulia Damico, Marco Centasso, Max Trabucco e Sparagna (Lucio Miele completa il nonetto). Da ciò che si è sentito c’è da ben sperare, nel presente e nel futuro, da una muova generazione di interpreti-compositori.