A modo loro, i Talebani hanno mantenuto la promessa: ieri hanno consentito alla minoranza sciita dell’Afghanistan di commemorare Ashura, il martirio dell’Imam Hossein a Kerbela. Ci sono state le consuete processioni di uomini vestiti di nero, al grido Ya Hossein!

Da oltre tredici secoli la comunità sciita celebra Ashura come un giorno di lutto: il dieci del mese di Muharram dell’anno dell’egira 61 (10 ottobre 680) Hossein ibn Ali, pronipote del profeta Maometto e terzo Imam dei musulmani sciiti, cadde in battaglia nella piana di Kerbela, cittadina irachena sulle rive dell’Eufrate, insieme ai suoi seguaci. Fu così sparso, per la prima volta nella storia dell’Islam, il sangue della famiglia del Profeta.
Nelle foto diffuse ieri dalle agenzie stampa, si vedono le immagini delle processioni in diverse città dell’Afghanistan.

IN QUELLE SCATTATE a Mazar-e Sharif si vede l’imam in turbante bianco che guida la preghiera. Dietro di lui, un talebano con il mitra puntato verso la testa del religioso, a meno di un metro: è la libertà religiosa declinata alla maniera dei Talebani.

Ed è proprio la condizione della minoranza sciita in Afghanistan a rappresentare una delle preoccupazioni maggiori per i vertici di Teheran, perché l’obiettivo dichiarato di ayatollah e pasdaran è, da oltre quarant’anni, proteggere gli sciiti perseguitati nei diversi paesi a maggioranza musulmana.

Con la presa dell’Afghanistan da parte dei Talebani, le altre priorità del governo Raisi sono due. La prima è contenere il numero di rifugiati provenienti da quei 921 km di confine, difficilmente controllabili. La crisi economica in cui versa l’Iran, a causa delle sanzioni internazionali, fa sì che la Repubblica islamica dovrebbe essere solo un luogo di transito. La Turchia sta però facendo muro.

E quindi coloro che scappano dai Talebani rischiano di doversi fermare in Iran, aggiungendosi ai 3,5 milioni di afghani già arrivati negli ultimi quattro decenni. Un numero ragguardevole, tant’è che gli afghani rappresentano ormai il 4% della popolazione dell’Iran.

Su quel lungo confine poroso passa anche la droga. La seconda priorità dei vertici di Teheran è quindi contenere il traffico di oppio ed eroina. Nella sua prima conferenza stampa, il portavoce dei Talebani Zabiullah Mujahid ha chiesto l’aiuto della comunità internazionale per fornire ai contadini un’alternativa alla coltivazione dei papaveri.

La richiesta ha fatto alzare più di un sopracciglio tra tutti coloro – ong, forze Nato e Nazioni unite – che negli ultimi dieci anni hanno cercato, invano, di sostituire i papaveri con lo zafferano. Dal 2002 al 2007 gli Stati uniti hanno speso, per esempio, 8,6 miliardi di dollari. I Talebani dicono di non voler trasformare l’Afghanistan in un narco-Stato ma, congelati i finanziamenti dell’Fmi e le riserve della Banca centrale, difficilmente avranno altro modo per sopravvivere.

SE AYATOLLAH E PASDARAN non si fanno ingannare dai Talebani è perché ne hanno un pessimo ricordo: l’8 agosto 1998 i miliziani afghani entrarono nel consolato dell’Iran a Mazar-e Sharif uccidendo dieci diplomatici e un giornalista.

Ora i vertici di Teheran devono però fare attenzione a non inimicarsi la nuova leadership di Kabul perché potrebbe essere pericoloso. E infatti i media della Repubblica islamica hanno biasimato gli Stati uniti per la caduta di Kabul, senza esprimersi in modo critico nei confronti dei Talebani, chiamati fin da subito con il nome di «Emirato islamico».

In due colloqui telefonici con i suoi omologhi di Cina e Russia, Xi Jinping e Vladimir Putin, il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha detto che l’Iran è pronto a cooperare per ristabilire «la pace e la sicurezza» in Afghanistan. «Crediamo che tutti i gruppi afghani debbano lavorare insieme per trasformare il ritiro degli Stati uniti in un punto di svolta per la pace duratura e la stabilità in Afghanistan», ha detto ancora Raisi al leader del Cremlino.

DI FRONTE AL PERICOLO dei Talebani, la dirigenza di Teheran cerca anche di superare le differenze interne: il ministro degli Esteri uscente Javad Zarif è stato incaricato dal neopresidente ultraconservatore Raisi di monitorare la situazione afghana e di tenerlo informato sugli sviluppi.

Cercando di far buon viso a cattivo gioco, di fronte alla presa di Kabul Zarif si è quindi congratulato con l’ex presidente afgano Hamid Karzai per la formazione di un Consiglio di coordinamento dei leader afgani, auspicando che possa portare al dialogo e a una transizione pacifica, aggiungendo che l’Iran resta pronto a continuare nel suo sforzo per la pace. Alle prese con una grave crisi economica e oltre 100mila morti di Covid-19 (564 nelle ultime 24 ore) la Repubblica islamica non può permettersi di aprire un altro fronte.