La danza è uno dei soggetti su cui il cinema di Fred Wiseman è tornato più volte (Ballet, La Danse, Crazy Horse), anche quando parlava di pugilato, come in Boxing Gym, e quasi tutti i suoi film sono attraversati da un elemento astratto, di stilizzazione, che evoca la dimensione concettuale della danza. A 87 anni, appena omaggiato da una retrospettiva completa al Film Forum di New York, e con un nuovo film atteso per l’autunno, Ex Libris, l’instancabile Wiseman ha immaginato una sfida inedita – un balletto, tratto dal suo primo doc, Titicut Follies, ambientato in un manicomio criminale del Massachusetts.
Bandito immediatamente dopo la sua uscita, nel 1967, per la franchezza con cui le immagini mostravano il comportamento dei pazienti e l’orribile trattamento loro riservato dalle autorità, Titicut tornò visibile al pubblico solo nel 1989. Con il sostegno di Jennifer Homans, del Center for Ballett and the Arts della New York University, musiche del sassofonista Lenny Pickett (che aveva tratto un’opera da un altro doc di Wiseman, Welfare), su coreografie di James Sewell, interpretato da un gruppo di giovani ballerini abilissimi e ricchi di immaginazione, Titicut Follies: The Ballet ha avuto la sua prima a New York il 27 aprile, allo Skirball Center di NYU. A seguito dell’applauditissimo spettacolo, Wiseman e i suoi collaboratori hanno svolto una conversazione per il pubblico.
«La danza mi piace da sempre», ha esordito Wiseman, «L’unica riserva è la monotonia delle storie –si parla quasi solo di rapporti sentimentali. Così ho pensato che creare un balletto sulla base dei movimenti, dei gesti, dei tic e delle psicosi di un gruppo di criminali malati di mente sarebbe stata una variazione interessante. Ne ho parlato con Jennifer che, in cambio, mi ha invitato al Center for Ballet e mi ha presentato alcuni coreografi, tra cui James Sewell, il cui lavoro mi piaceva molto. Così l’ho chiamato». «È stata una telefonata interessante», si è unito Sewell. «Non conoscevo il film e la mia reazione, dopo che Fred me l’ha mandato, è stata che non avevo la minima idea di come trarne un balletto. Ero terrorizzato, quindi ho detto sì. Perché il dono più grande che un artista può ricevere è una sfida così».
Diversamente dagli altri presenti, il compositore Lenny Pickett aveva già collaborato con il regista: «Avevamo trasformato in un’opera adattata un suo documentario degli anni settanta, ambientato in un centro di assistenza sociale della 14esima strada. Forse potevamo farcela anche qui! Una delle grandezze di Titicut Follies è la sua bellezza visiva. In quella prigione, Fred è riuscito a catturare qualcosa di straordinario. E il film ha già in sè molti spunti sonori e musicali che ho potuto usare come punti di partenza. Era essenziale, dal mio punto di vista, mantenere nella colonna sonora gli aspetti essenziali del film in modo che il pubblico potesse stabilire una connessione».
https://youtu.be/9XG52YW2jVY
Descrivendo l’input di Wiseman sulla coreografia, Sewell ha raccontato: «Fred ha lavorato con noi in studio circa sei settimane, qua e là. È stato il mio riscontro più importante. Eravamo d’accordo sull’idea di rispettarne l’arco del film ed estrarre delle scene che ne riflettessero l’essenza. Fred capiva subito quando qualcosa era troppo ovvio o, come diceva lui, didattico. Il suo feedback è stato utilissimo perché il mio istinto era quello di rendere tutto chiaro: invece l’astrazione era molto importante. Ho buttato via e sostituito parecchi numeri di ballo, l’ultimo nemmeno una settimana prima dell’opening. Tra le cose più difficili è stato introdurre nella grammatica del balletto la crudeltà e la violenza. In passato ho creato coreografie per soggetti ostici, come l’eutanasia e la tortura. Ma, in quei casi, la mia inclinazione era stata quella di sacrificare l’elemento specifico della danza. Qui però ho deciso di usare di più la tecnica del balletto, decostruendola per riadattarla alle emozioni e a certe scene di Titicut era proprio questo l’interrogativo ancora irrisolto quando ho detto sì a Fred».
«Crudeltà e violenza erano elementi importanti da incorporare: molti dei pazienti dell’ospedale non erano innocenti. Anzi, alcuni di loro avevano compiuto i peggiori crimini immaginabili. Era necessario mostrare quell’aspetto» ha sottolineato il regista. E, ancora secondo Sewell: «La fluidità della danza offriva l’opportunità di introdurre degli elementi psicologici che la pellicola non aveva potuto catturare. Ricordo che abbiamo discusso del rischio che i pazienti diventassero troppo simpatetici. E di come, al contempo, la compassione fosse un elemento necessario nel balletto». In sostanza, ha concluso Wiseman che si dice molto soddisfatto dell’esperimento: «Non abbiamo fatto nessuno sforzo per riprodurre il film in senso letterale. Ci sono molte scene nel balletto che non sono nel film, e viceversa. Per me era importante evocare alcune delle idee e delle emozioni del film e vedere come tradurle in termini di danza».