Carlo Freccero, nel cda ha votato no ai nuovi direttori dei Tg perché, come ha sostenuto in questi giorni, sono tutti del «fronte del sì al referendum»?

No. Per una cosa precisa. Le leggo l’atto di indirizzo sulla riforma dell’informazione della Rai, approvato dalla Commissione di Vigilanza il 12 febbraio 2015. Dice: «Il pluralismo è un valore fondante dell’informazione come è richiesto dall’articolo 21 della Costituzione nonché dall’articolo 2 comma 3 del Contratto nazionale di servizio stipulato fra governo e Rai». E lì c’è scritto: «La dimensione identitaria delle diverse testate della Rai ha permesso la fidelizzazione di ampi strati di pubblico». E «il contenimento degli sprechi non deve mai pregiudicare la diversificazione dell’offerta». Leggo da pagina 3. Il Cda è impegnato a «favorire e a rafforzare la definizione di una precisa linea editoriale che caratterizza l’offerta informativa delle testate». Capito? Di ciascuna testata. La differenza delle reti è il pluralismo, altro che il monocolore di queste nomine. Peggio della Dc degli anni 60. Ennesima prova che il vero ispiratore di Renzi è Fanfani.

Erano più pluralisti i democristiani?

Ma certo. Altro che pensiero unico renziano. Ma è chiaro che l’unico direttore confermato è quello del Tg1, e cioè quello che per i dati dell’Agcom è il più squilibrato di tutti sull’informazione del referendum, il 61 per cento al sì e il 37 al no?

Insomma era meglio la lottizzazione.

Almeno la lottizzazione creava qualche differenza. Pensa come sono disperato: penso che sia meglio la democrazia parlamentare del clan di Firenze.
La commissione Vigilanza annunciava barricate e insorgenze. E invece?
Credo che il presidente Fico abbia voluto far cadere sui vertici Rai l’intera responsabilità della scelta che hanno fatto. Gotor e Fornaro (della minoranza pd, ndr) invece hanno dato le dimissioni.

Ma non dovevano rifiutarsi di discutere un piano editoriale che voi non avevate neanche approvato?
Forse. Comunque d’ora in avanti occorre approfittare di ogni vicenda per costruire un fronte di opposizione al governo Renzi. Che a livello parlamentare non viene fatto. Non voglio che succeda come nel jobs act, una rassegnazione vergognosa e umiliante per tutto il paese.

Vuole fare politica?

Faccio politica. Ma per creare contraddizioni. In autunno faremo molte iniziative, porteremo i lumini a Viale Mazzini per celebrare il funerale del pluralismo.

Ma secondo lei le nomine le ha volute Renzi o Campo dall’Orto?

Ma Renzi. Certo mi colpisce l’insistenza con cui ha voluto queste nomine la presidente Maggioni. Lei è vicina a Gianni Letta. E questo fa pensare a un Nazareno 3.0. Io sono trasparente, ho parlato anche con gli esponenti di Forza italia. E loro non c’entrano: il patto passa attraverso Letta e Verdini.

Brunetta e Gasparri in Vigilanza hanno combattuto.
Lo dico qui sul manifesto e mi prenderò le critiche dei lettori: voglio fare i complimenti a Brunetta e Gasparri, mando loro un abbraccio, hanno combattuto lealmente e senza interferenze da Arcore.

A Gasparri, il titolare della legge Gasparri?

Ma per carità, mica lo dimentico. E comunque all’epoca c’era un’opposizione vera. L’Editto Bulgaro era stato fatto contro Santoro, Biagi e Luttazzi perché facevano critiche molto dure. Renzi ha fatto un repulisti anche peggiore, e di fronte si è trovato solo un accenno di dialettica parlamentare.

Sta dicendo che con la tabula rasa di Renzi, l’allievo supera il maestro di Arcore?
Renzi è la continuazione di Berlusconi con altri mezzi, e cioè con il digitale. La situazione naturalmente è diversa, il Cavaliere aveva un gigantesco conflitto di interessi. Ma la sua prepotenza era più pesante, più frontale, ma anche più scoperta. Quella di Renzi non è trasparente. Ma attenzione: il manipolatore è manipolato. La propaganda è la benzina del potere, e ormai ha vinto l’idea americana che la democrazia è addomesticare le masse stupide e ignoranti. Quindi la propaganda è d’obbligo perché le masse non capiscono niente.

Da esperto di tv, l’operazione di cui parlava, quella del «fronte unico del sì» funzionerà o non rischia di essere un boomerang?
Può essere un boomerang se la rete e il web sottolineeranno la prepotenza di Renzi. Ma ci vuole molto lavoro, bisognerebbe fare una campagna costante e continua di denuncia dell’operazione.

Pensa alle dimissioni?

Ma neanche per idea. Anzi oggi sono ancora più motivato. Combatteremo fino all’ultimo.

Bianca Berlinguer condurrà una striscia quotidiana in collaborazione con Santoro.

Questo vertice confina Bianca Berlinguer e la Factory di Santoro nella fascia del tardo pomeriggio, un delle più difficili. Vergogna! Adesso li aspettiamo con grande curiosità Comunque aspettiamo con curiosità l’esito della nuova trasmissione del martedì, l’unico programma di informazione in prime time. Ci farà capire quanto è valida dell’offerta informativa Rai. Perché la verità è chiara: confinare l’informazione nelle fasce di minor ascolto e vuol dire abdicare alla missione di informare