A leggere i titoli di Repubblica che parla di «fatwa» o «epurazione» a proposito delle scelte di Carlo Freccero per il nuovo palinsesto di Rai2 (non lo fanno Stampa e Corriere), verrebbe da chiedersi se sia più demente o più ridicolo tutto questo.

Poi propendi per la seconda perché francamente una testata come quella fondata da Scalfari si fa fatica a vederla completamente obnubilata dalla furia dello scontro. Scrivere che i due comici Paolo e Luca, più Mia Ceran, vengono «eliminati dai palinsesti» perché «pagano la satira sul ministro Toninelli», che il ritorno di Luttazzi è «un raffinato scambio sul ponte» che fa tirare un sospiro di sollievo al ministro, conoscendo la storia e l’indipendenza intellettuale di Freccero, nonché la verve ingestibile di Luttazzi, ci sembra un vulnus all’intelligenza prima che un pensiero viziato dalla, per altri versi sacrosanta, polemica giornalistica. Comporre titoli come «ecco la Rai sovranista (sic!) di Freccero», solo perché quest’ultimo ha espresso la volontà di sostituire Ncis con prodotto italiano e senza dire che lo stesso ha opzionato The good doctor, lascia lo spazio al sospetto della forzatura lessicale, ad effetto ma poco utile ad informare sui fatti.

Seguire i Romano, o peggio gli Anzaldi sul terreno dell’invettiva per la libera satira violata, contro la nuova Rai che censura (e pensare che Anzaldi censurava l’imitazione della Boschi!), quando da un lato i due bravi comici, peraltro molto presenti sulle reti pubbliche, continuano le loro performances a Quelli che il calcio, e dall’altro il ritorno di Luttazzi, mai tenero con Grillo, è certo che non lascerà indisturbato il potere attuale, significa perdere la misura degli eventi. Le scelte del nuovo direttore di Raidue sono magari opinabili, ma non si può dire che non siano la conseguenza di un piano editoriale rinnovato e di una nuova idea della rete.

Lo ha spiegato bene lo stesso Freccero, lui che di Raidue è stato osannato direttore dalla fine degli anni ’90 fino al 2002: al posto di Quelli che dopo il Tg c’è bisogno di un talk politico perché «il servizio pubblico in questi anni si è svuotato dell’informazione di approfondimento a favore di Mediaset e La7. La Rai ha un punto debole: l’approfondimento delle notizie del giorno. È una lacuna che deve essere colmata subito». Un ragionamento che risponde peraltro ad una critica mille volte sollevata verso l’azienda da chi si occupa di tv. Ma il programma aveva, dicono, un’audience in crescita: a guardarci meglio nelle ultime tre settimane (ha chiuso il 30 novembre e non adesso, come si è scritto) i suoi ascolti hanno oscillato tra il 4 e il 6% di share, mentre negli ultimi sette giorni sono stati spesso sotto il 5 e il programma che l’ha temporaneamente sostituito, Lol :), ha raccolto comunque tra il 4 e il 5%.

Non ci piace la Rai gialloverde, lo abbiamo scritto su questo giornale più volte, ma quella di Freccero è forse una delle pochissime, forse l’unica, scelta di livello fatta dal nuovo potere in tema di televisione. Una scelta che non assolve i nuovi governanti dalle colpe accumulate nel frattempo sul tema dell’informazione. Ma criticare con gli argomenti usati dal quotidiano diretto da Calabresi ( gli stessi de il Giornale) non ci pare né serio né utile.

Ps: sabato sera lo speciale voluto dal nuovo direttore di Raidue su Celentano ha fatto il botto, con quasi il 15% di share.